Io, proprio, non ne posso più. Ma davvero. E' un bene che sia tramontata l'ipotesi del diritto di superficie per 90 anni per le spiagge date in concessione a privati, dopo le immediate e allarmate osservazioni dell'Unione Europea. Ma non è passata la nottata e c'è un altro rischio nascosto nel decreto sviluppo: scadute le future concessioni, il Demanio sarà costretto a "comprare" le strutture edificate sul suolo pubblico. La denuncia viene da Fai e Wwf a poche ore dalla firma del capo dello Stato sul decreto che contiene le norme sulle nuove concessioni a fini turistici sul litorale demaniale. Il governo, dopo le polemiche dei giorni scorsi, è stato costretto a modificare il termine delle concessioni, riducendo drasticamente a vent'anni la durata di 90 anni inizialmente prevista. Ma in quanti sanno che cosa sia il diritto di superficie? Il nome farebbe pensare a diritto a occupare una superficie, pagando un canone. Eh, no. Questa è la concessione. Le spiagge sono beni demaniali, di proprietà dello Stato, che possono esse ceduti in cncessione, pagando un canone. Questo era quello che accadeva fino all'idea di questo decreto, il Decreto pr lo Sviluppo. Un'idea di sviluppo molto datata, ritenere che il motore dell'economia possa essere l'edilizia priva di qualità. Tremonti l'ha detto espressamente: "Delle spiagge non me ne importa un tubo". Complimenti, ministro, a me allora non importa un tubo delle sue idee vecchiotte e un po' patetiche, allora, se permette. Le spiagge rappresentano una delle bellezze del territorio italiano. Distruggere la bellezza è semplicemente una cosa completamente idiota. D'altra parte, se il premier è riuscito a comprare un pezzo di costa Smeralda in Sardegna e a costruirci pure un vulcano artificiale che mette fuochi d'artificio tali da spaventare i vigili del fuoco di Olbia, che più di una volta sono dovuti intervenire perché allarmati dal fragore e dalle fiamme dei fuochi di villa Certosa, ben si capisce quale sia la sua concezione del territorio, della bellezza e del paesaggio. Cerchiamo di capire meglio che cosa sia il diritto di superficie, cosa ben diversa, dunque, dallla concessione di un terreno demaniale. Il diritto di superficie consiste nel diritto di edificare un fabbricato su un terreno di proprietà altrui (art. 952 C.C.). Teniamo presente che il diritto di superficie viene normalmente applicato dai Comuni nei piani PEEP (Piani per l'Edilizia Economica e Popolare). Quindi è utilizzato contestualmente all'esproprio di aree private per fini di pubblica utilità e con uno sfondo sociale ben preciso. Qui i termini si rovesciano, privatizzando un bene comune: dopo la finanza creativa, siamo passati al diritto creativo. Dentro alla democrazia creativa, intendendo con "creativo" il significato di "illusorio" ci siamo già da un po'. E io, appunto, non ne posso più.
Il diritto di superficie, quasi secolare, inizialmente previsto era stato istituito a garanzia della programmazione e della certezza degli investimenti degli operatori privati (per rendere redditizio coatruire su terreni pubblici, su beni comuni!). Ma quella sorta di concessione "a vita" è stata giudicata dall'Ue "non conforme" alla disciplina del mercato comune europeo, che prevede in casi simili tempi ragionevolmente ridotti. A volte la UE è la nostra assicurazione sulla vita, anche se mi fa orrore utilizzare il termine "mercato" parlando dei beni comuni. Inoltre, il decreto aveva sollevato anche le perplessità del Quirinale. Il Colle aveva chiesto che il termine fosse riconsiderato. Così il testo è stato modificato e il termine di 20 anni dovrebbe comparire nell'ultima versione del decreto.
Gli ambientalisti del Fai e del Wwf temono però che questo non basti e chiedono che si ritorni al diritto di concessione oggi in vigore. "L'inghippo - sostengono le due associazioni - della trasformazione del diritto
di concessione in diritto di superficie mette a rischio di cementificazione le spiagge. Si vuole infatti separare la proprietà del terreno da quello che viene edificato e questo significa garantire ai privati la proprietà degli immobili, già realizzati o futuri sul demanio marittimo".Il diritto di superficie, quasi secolare, inizialmente previsto era stato istituito a garanzia della programmazione e della certezza degli investimenti degli operatori privati (per rendere redditizio coatruire su terreni pubblici, su beni comuni!). Ma quella sorta di concessione "a vita" è stata giudicata dall'Ue "non conforme" alla disciplina del mercato comune europeo, che prevede in casi simili tempi ragionevolmente ridotti. A volte la UE è la nostra assicurazione sulla vita, anche se mi fa orrore utilizzare il termine "mercato" parlando dei beni comuni. Inoltre, il decreto aveva sollevato anche le perplessità del Quirinale. Il Colle aveva chiesto che il termine fosse riconsiderato. Così il testo è stato modificato e il termine di 20 anni dovrebbe comparire nell'ultima versione del decreto.
Gli ambientalisti del Fai e del Wwf temono però che questo non basti e chiedono che si ritorni al diritto di concessione oggi in vigore. "L'inghippo - sostengono le due associazioni - della trasformazione del diritto
Oggi come oggi, questo rischio era escluso perché, tramite la concessione, gli immobili, anche se realizzati da privati, rimanevano in uso per il tempo della concessione, ma erano del demanio. Ora la situazione giuridica diviene più incerta.
Questa è una vergogna, significa svendere il patrimonio pubblico ai soliti noti, che certo non hanno in mente la collettività e la bellezza del paesaggio. E' come dire: Largo agli ecomostri. Volgari come il vulcano del premier. Ma ci rendiamo conto, esattamente, di che cosa stiamo diventando?
"In via teorica - concludono Wwf e Fai - , anche se poco applicata, lo Stato oggi può revocare le concessioni in caso di violazioni; cosa che non sarà più possibile con il diritto di superficie". Cioè viene a mancare quella briciola di controllo che c'era fino a questo momento.
"In via teorica - concludono Wwf e Fai - , anche se poco applicata, lo Stato oggi può revocare le concessioni in caso di violazioni; cosa che non sarà più possibile con il diritto di superficie". Cioè viene a mancare quella briciola di controllo che c'era fino a questo momento.
Per il 18 giugno i Verdi hanno indetto a Ostia una manifestazione contro il decreto della vergogna. Ostia è un simbolo di squallore della cementificazione. A Ostia è stato ucciso Pasolini, il primo a denunciare lo scempio della cultura e del territorio, insieme a Cederna, a favore del consumismo di beni privati e pubblici.
"Il diritto di superficie - accusa Bonelli, segretario dei Verdi - si utilizza infatti per l'edificazione in fondi altrui ovvero pubblici e sarà proprio il diritto all'edificazione, da esso garantito, il vero killer delle spiagge italiane. Diritto di superficie e norme sui distretti turistici 'a burocrazia zero' consentiranno di realizzare qualunque attività e intervento edilizio sulle spiagge". Tra l'altro, dice Bonelli, il Decreto sviluppo lo sostiene espressamente: "Il diritto di superficie - si legge - si costituisce sulle aree inedificate formate da arenili... Sulle aree già occupate da edificazioni esistenti, aventi qualunque destinazione d'uso in atto alla data di entrata in vigore del presente articolo".
"Il diritto di superficie - accusa Bonelli, segretario dei Verdi - si utilizza infatti per l'edificazione in fondi altrui ovvero pubblici e sarà proprio il diritto all'edificazione, da esso garantito, il vero killer delle spiagge italiane. Diritto di superficie e norme sui distretti turistici 'a burocrazia zero' consentiranno di realizzare qualunque attività e intervento edilizio sulle spiagge". Tra l'altro, dice Bonelli, il Decreto sviluppo lo sostiene espressamente: "Il diritto di superficie - si legge - si costituisce sulle aree inedificate formate da arenili... Sulle aree già occupate da edificazioni esistenti, aventi qualunque destinazione d'uso in atto alla data di entrata in vigore del presente articolo".
Ho accennato al fatto che le spiagge siano Beni Comuni.
Prima del 18 giugno, pochi giorni prima, il 12 e il 13, abbiamo l'occasione di fermare questo processo devastante a partire dall'acqua e dall'energia nucleare. SE vincono i Sì, anche per le spiagge è raggionevole ritenere che rimanga qualche speranza; se non si dovesse raggiungere il quorum, beh, la devastazione è alle porte.
Da oggi parlerò dei referendum due volte alla settimana, molti bloggers lo faranno per bucare il silenzio colpevole della Rai.
Non voglio rinunciare alla lotta, non voglio che qualcuno mi possa dire: Ma tu che cosa hai fatto per fermarli. Io ci provo.
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