La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

mercoledì 20 aprile 2011

Joan Mirò, un contabile surrealista

Joan Mirò nacque a Barcellona il 20 aprile del 1893. Su consiglio del padre, qualcuno dice costretto dal padre, Miró intraprese studi commerciali ma in parallelo frequentò lezioni private di disegno; dal 1910 al 1911 lavorò come contabile in una drogheria, finché un esaurimento nervoso non lo convinse a dedicarsi all’arte a tempo pieno. Liberatosi dalle cifre, divenne così poco alla volta il più ribelle dei surrealisti. Nel 1920, come tanti altri artisti e scrittori della sua epoca, si trasferì a Parigi, attratto dalle comunità artistiche di Montmartre e Montparnasse. Lì conobbe Picasso e il dadaista Tristan Tzara, che molto lo influenzarono. Decise di uccidere la pittura tradizionale, scomponendo corpi e oggetti in suggestive e astratte ricomposizioni. Ritornato in Spagna e sposatosi a Maiorca nel 1929, cominciò a dedicarsi totalmente alle sue sperimentazioni artistiche. Allo scoppio della guerra civile spagnola, nel 1936, si trasferì di nuovo a Parigi. Era antifascista e antifranchista, ma credeva più nella rivoluzione col pennello che nella rivoluzione armata. Di nuovo fece ritorno in Spagna nel momento dell'invasione nazista della Francia. Miró fu uno dei più radicali teorici del surrealismo, al punto che André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come “il più surrealista di noi tutti”. Tornato nella casa di famiglia, Miró sviluppò uno stile surrealista sempre più marcato; in numerosi scritti e interviste espresse il suo disprezzo per la pittura convenzionale e il desiderio di “ucciderla”, “assassinarla” o "stuprarla" per giungere a nuovi mezzi di espressione. La violenza vissuta più volte nella sua vita gli era rimasta nelle parole che utilizzava per parlare della sua rivoluzione artistica. Ricevette numerosi riconoscimenti dalla comunità artistica internazionale. Per i riconoscimenti in patria Miró dovette attendere gli anni della vecchiaia e la caduta del franchismo: nel 1979 l'Università di Barcellona gli conferì la laurea honoris causa (l'Università di Harvard aveva già provveduto nel 1968); nel 1980 ricevette la medaglia d’oro delle Belle Arti dal re di Spagna Juan Carlos; nel 1981 fu premiato con la medaglia d'oro di Barcellona.
In età avanzata Miró accelerò il suo lavoro, creando ad esempio centinaia di ceramiche, tra cui il Muro della Luna e il Muro del Sole presso l'edificio dellUNESCO a Parigi. Si dedicò pure a pitture su vetro per esposizione.
Negli ultimi anni di vita Miró concepì le sue idee più radicali, interessandosi della scultura gassosa e della pittura quadridimensionale.
Joan Miró morì a Maiorca all'età di 90 anni, il giorno di Natale del 1983 e venne sepolto a Barcellona.

 Donna e uccello, Parco Mirò, Barcellona (1978)

 Il blu

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