Il primo libro letto nel nuovo anno. Alessandro Robecchi è uno storico collaboratore di Radio Popolare e de il manifesto. Schierato "dalla parte del torto" come recita uno slogan pubblicitario del quotidiano.
Robecchi scrive un libro il cui genere potrebbe essere definito in vari modi: romanzo di fantascienza, cronaca politica, pamphlet critico contro il potere e lungo racconto satirico.
Shakerate per bene: il mix che ne risulta è gradevolissimo.
Robecchi racconta di essere stato rapito dai marziani che vogliono compiere un esperimento su di lui: come rappresentante della razza umana, verrà sottoposto a prove per capire come classificare, all'interno dell'impero galattico, i terrestri.
In realtà i rapitori non sono marziani, ma una popolazione galatticamente multietnica, interessata a salvaguardare il progresso, la continuità e la sicurezza dell'Impero.
L'Impero galattico è in realtà spesso metafora dell'Impero del Bene fondato da Bush, dato che utilizza spesso le stesse strategie, pur con tecnologie decisamente più avanzate. E dal suo esilio intergalattico Robecchi scrive dei rapporti che vengono inviati sulla Terra, una specie di diario che racconta tutto l'esperimento, dalla durata indefinita.
I rapporti dalla galassia sono alternati a capitoli in cui i riferimenti alla cronaca italiana sono espliciti, spesso con nomi e cognomi, anche se come scrive il nostro in epigrafe: "Nessun personaggio politico nazionale, esponente del governo, ministro, sottosegretario o leader dell'opposizione è stato maltrattato o torturato per scrivere questo libro. Ce ne scusiamo coi lettori..."
E fra un capitolo e l'altro Robecchi sbeffeggia e critica i vizi e i deteriori costumi italiani: la dichiarata serenità dei politici o potenti economici indagati per varie nefandezze di cui sono accusati; la differenza fra sicurezza e la paura percepita, cavallo di battaglia della Lega e del centrodestra in generale (capitolo utile a capire, grazie alla ricchezza di dati che propone, la deformazione della realtà, artatamente studiata dai manipolatori dell'informazione televisiva, per provocare il senso d'insicurezza); una surreale riabilitazione forzata di un critico del sistema, alias lavaggio del cervello, surreale, ma non troppo, se consideriamo i ricchi riferimenti al panorama dei palinsesti televisivi italiani; l'evoluzione (involuzione?) del PCI fino al PD e oltre, raccontata come se fosse l'evoluzione di un software; lo sfregio alla Costituzione, in particolare al lavoro come suo fondamento nella prassi politica ed economica del Paese; il moderatismo imperante (solo per certi versi, avverte Robecchi: spesso chi si spaccia per moderato fa in realtà affermazioni violente e integraliste, che non è proprio il massimo del moderatismo); il territorio e la deformazione dell'uso della parola che ne distorce il significato linguistico; la religione assolutista del Chilometro zero come moda.
Si ride molto, speso di gusto, a tratti amaramente.
Alcuni riferimenti a S. B. scritti naturalmente prima della caduta dell'imperatore dei moderati: "Insomma, ha menato un'esistenza all'insegna della misura, moderato almeno quanto Bukowski era sobrio e Barbablù gentile con le mogli".
Il top dell'insulto di un moderato a un collega parlamentare dell'opposizione: "Sei un cesso corroso!" (autore della perla, tal Nino Strano, moderato di destra).
Esilarante la bibliografia ragionata conclusiva, scritta nel 2030 e destinata a raccontare un trentennio (1994-2024, dio ci salvi!) di berlusconismo.
Un esempio:
"Tradotto in 22 lingue e ormai romanzo culto per i giovani italiani è il notissimo "Teresa non dargliela" (Nuova Einaudi, 2024), di Marta Massimi, narratrice sensibile e spigolosa. Vi si narra la storia (ispirata a vicende reali) di Teresa, una precaria della scuola che può passare di ruolo solo realizzando un calendario pornografico da allegare a una rivista maschile vicina al regime.
Lo struggente finale, in cui Teresa finisce in un bordello per gerarchi leghisti di Varese e li avvelena tutti con una polenta al curaro, è già diventato un classico" (p. 181)
D'altra parte, come ricorda la quarta di copertina "Nel nostro paese la forma più comune di impudenza è quella di ridere, ritenendole assurde, delle cose che poi avverranno". Che è poi una frase di Ennio Flaiano.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
2 commenti:
Flaiano amava ripetere spesso...
"In questi tempi, l'unico modo di mostrarsi uomo di spirito, è di essere seri.
La serietà come solo umorismo accettabile."
E per certi versi, il libro di Robecchi è molto serio, anzi, serissimo; torna alle radici e al significato originario della satira che è molto serio e difficile: Castigat ridendo mores.
Ma quanto fa ridere.
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