La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

mercoledì 4 gennaio 2012

Gli album musicali del 2011

Di alcuni ho già parlato in precedenza, qui e ora provo a stilare una classifica, assolutamente personale e senza pretese di esaustività, basata naturalmente su ciò che ho ascoltato di nuovo in quest'ultimo anno.
L'ordine è rigorosamente crescente, quindi comincio dal
posto numero 10: Musica Nuda (Petra Magoni & Ferruccio Spinetti) con Complici. Olte alle leganti cover alle quali il duo ci ha abituato, qui compaiono alcuni inediti firmati dal duo o da un membro del duo. Uno di questi brani, firmato da Petra Magoni insieme a Alfonso De Pietro, mi è parso uno dei migliori dell'album, se non il migliore: Sentieri, strade, saluti (traccia 5).
Posto numero 9: occupato da Ivano Fossati con Decadancing. Brani intimi si alternano a canzoni socialmente impegnate, il mix di qualità che per il cantautore costituisce una firma riconoscibile e una tradizione. Fra le più toccanti, Settembre. Magari l'avessi scritta io per dire quello che mi sta succedendo. E settembre è stato per me un mese decisivo, di svolta negativa nell'anno chiusosi da poco.
Probabilmente sarà l'ultimo album di Fossati: a meno che non si sia trattao di una trovata pubblicitaria, l'intenzione di Fossati è questa. Poi, chissà, magari cambierà idea, vedremo.
Posto numero 8: Il sogno eretico, di Caparezza. Avevo recensito tempo fa questo album con molto entusiasmo; in realtà i fasti di Verità supposte, che rimane l'unico capolavoro di Capa, al riascolto multiplo del Sogno eretico  risultano ineguagliati e lontani all'orizzonte. Un buon album e stop.
Posto numero 7: Mauro Ermanno Giovanardi ha realizzato il suo secondo disco da solo, dopo l'esperienza pregevole dei La Crus: Ho sognato troppo l'altra notte?
Però, dico io, uno con un nome e cognome così lungo, non avrebbe potuto scegliere un titolo un po' più breve? Album elegante e coinvolgente, mix di cover originali, frutto di un palato fine e di brani nuovi firmati dal nostro frammento di La Crus. Reintrepretazioni entusiasmanti: Se perdo anche te (Accendilo tu questo sole che è spento...) e Bang bang, già rilanciata da Quentin Tarantino in Kill Bill. Fra i brani nuovi, bello quello presentato a Sanremo (Io confesso) e molto bello Lascia che, pezzo duro che contiene 4 volte il verbo "strappare" coniugato in vari modi, oltre a coniugare il verbo "lasciare" e persino il verbo "mordere". Come dire, quantomeno graffiante.
Posto numero 6: Vitamia di Gian Maria Testa. Prima di cominciare a scrivere i brani, Testa aveva in mente di realizzare un concept album sulla precarietà del lavoro. In realtà ne è poi uscito un disco sulla precarietà come stato d'animo, legato al lavoro ma anche a un senso di insicurezza non solo economica: precarietà dell'amore, precarietà dei valori nei quali magari hai creduto per una vita...
Musicalmente coinvolgente come tutti gli album di Testa, riscaldato dalla voce del cantautore ferroviere. I brani che preferisco: Nuovo, Lasciami andare, 18 mila giorni (dedicata a Erri De Luca, contiene la parola Vitamia, tutt'attaccata).
Posto numero 5: The King of Limbs, Radiohead. Perché i Radiohead sono una garanzia e qui la loro musica elettronica si fa essenziale e basata su ripetizioni che ricordano le composizioni minimaliste, con belle sequenze e lunghe intro musicali nelle quali si inserisce improvvisamente la voce di Thom Yorke. Che c'è di nuovo? Forse niente, ma sono i Radiohead, baby.
Posto numero 4: ecco, il quarto posto è stata una bellissima sorpresa anche per me, che avevo già ascoltato Bobo Rondelli negli altri due album che precedono questo L'ora dell'ormai.
Tutte belle canzoni, composte con stile maturo Omaggi a Giorgio Caproni (L'albero), livornese verace come Rondelli e come Piero Ciampi, di cui Rondelli si candida a essere almeno in parte l'erede, e anche a Franco Loi di cui sono incisi 49 secondi di voce recitante una poesia sull'amore, in dialetto milanese. Brani preferiti: Per amarti, Canto di un padre, Sporco denaro, Livorno nocturne.
Posto numero tre: il gradino più basso del podio è occupato da Raphael Gualazzi. Avevo sentito a Sanremo giovani, per caso, il suo brano Follia d'amore, incluso nell'album Reality and fantasy e mi ero chiesto che cosa ci facesse un mostro di bravura con la sicurezza interpretativa di un veterano a Sanremo giovani. Ha poi vinto senza confronto, un fuoriclsse in mezzo a dei rampolli musicalmente normali. Una felice scoperta per me e per gran parte del pubblico, subito approdato nelle classifiche europee grazie a un talento straordinario, sia nella tecnica strumentale (è un pianista d'eccezione), sia nell'interpretazione vocale dei suoi brani. Pezzi forti dell'album, improntato a una ricerca che sta fra il jazz, il rock e la canzone d'autore: Reality and fantasy, Calda estate, Out of my mind, Sarò sarai, Lady O. Ma tutti i brani sono di ascolto gradevolissimo e di una varietà difficile da incontrare altrove.
Posto numero due: piazza d'onore per il ritorno di un grandissimo della musica internazionale: Tom Waits con Bad as me.
Sette anni dopo l'ultimo album, riecco un Tom Waits che usa la voce in tutta la gamma delle sue possibiità. Quindi chi pensa all'ennesimo Waits dalla voce roca e impastata, qui troverà qualcosa che non si aspetta. Tom Waits sa essere un interprete capace di tonalità acute e di note melodiose, capace di graffiare ma anche di accarezzare l'orecchio di chi ascolta, e qui lo dimostra pienamente.
  Gli arrangiamenti e la varietà musicale del disco ne fanno un rientro mai noioso e sorprendente a ogni traccia.
Posto numero uno: il gradino più alto del podio è occupato da Vinicio Capossela, che con Marinai, profeti e balene ha scritto e interpretato un capolavoro assoluto e il suo miglior disco.
Diciannove tracce suddivise in due cd, frutto di una ricerca letteraria e musicale di alto livello, che porta il nostro a una raffinatezza compositiva molto elevata e colta, ma allo stesso tempo, popolare.
Il segreto dei grandi, quello di rendere semplici e appetibili opere di grande spessore, la lezione di Pasolini appresa ed espressa la miglior livello possibile.
Così ti entrano nelle orecchie e ti trovi a canticchiare versi come "Nessuno è mai protetto/dalla sua debolezza/che se ne sta nascosta/ come serpe dentro il rovo/Vilmente sconosciuta/appena sospettata/ma invece rivelata/nel momento che sta a te" (Lord Jim); oppure come "Sospenderanno me, non la mia sentenza/Appenderanno me al capriccio della lenza/Tutto è pronto/Anch'io devo esser pronto" (Billy Budd).
Sorprendente e geniale la trasposizione in canzone del libro di Giobbe della Bibbia (Job), con una sintesi eccellente, capace di cogliere le parti essenziali del libro, arrivando a citazioni pressoché letterali del testo biblico. E ancora: la scintillante Pryntyl, vispa sirena dal caschetto malizioso, "Prima stella del corpo di ballo del balletto delle onde": versi musicali che scivolano via sulla pelle come la schiuma delle onde. Una leggerezza che fa bene, se alternata ai contenuti profondi e filosoficamente impegnativi come quelli di Job. E ancora tanta carne al fuoco: Il secondo cd è ispirato all'Odissea. In Aedo Vinicio propone l'eterno dubbio fra finzione e realtà nella letteratura e nella vita (Del suo canto/la beltà seduce/la verità convince/da quel che attinge, da quello che finge/il vero dal falso più non si distingue).
E in Tiresia c'è quasi il controcanto poetico a quel dubbio, forse una risposta: "La conoscenza è niente senza fede", afferma l'indovino a un dubitante Odisseo.
Altri brani bellissimi sono Polpo d'amor nel primo cd e Vinocolo (il cui protagonista è il ciclope Polifemo), Calipso e Le sirene nel secondo.


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