Il 17 giugno del 1936 a Nuneaton nasce Kenneth Loach, meglio noto come Ken Loach. Esponente della corrente artistica del free cinema, fondato verso la metà degli anni cinquanta dal regista inglese Lindsay Anderson (che ne fu il leader), dal regista e sceneggiatore ceko Karel Reisz e dalla scrittrice e regista italiana Lorenza Mazzetti e con la collaborazione del regista Tony Richardson. Il free cinema nasce dalla necessità che il cinema fosse parte attiva di una società diversa. Rispetto alla quasi contemporanea nouvelle vague francese, l'attenzione è rivolta più alla contestazione e alla rabbia dei contenuti che non alla contemporanea evoluzione formale: anzi, molto spesso le opere del free cinema sono ben costruite spettacolarmente, fotografate con correttezza e risentono di un'impostazione teatrale. Ne capiremo fra poco la ragione. All'inizio, il free cinema dedica tutta la sua attenzione al documentario, ma presto anche la finzione suscita l'interesse della nuova leva di registi e di attori. Il concetto di free cinema conteneva un atteggiamento implicito: il credere nella libertà, nell'importanza dell'individuo e nel significato della quotidianità. Nessun film doveva essere però troppo personale, la durata aveva poca importanza, la perfezione non rappresentava in se stessa uno scopo. Un atteggiamento significava uno stile, uno stile significava un atteggiamento (questo era l'unico credo del free cinema). I film del free cinema si riallacciavano a quello spirito che, nello stesso periodo, gli anni sessanta, costituiva l'elemento specifico delle opere letterarie e teatrali degli "Angry Young Men", vale a dire i Giovani Arrabbiati (gruppo formato da John Osborne, Harold Pinter, Dorothy Lessing, John Braine, Shelagh Delaney e Alan Sillitoe), eroi ribelli delle classi popolari che si esprimevano con l'accento linguistico e culturale della loro provincia, un fenomeno che si ritroverà più tardi proprio nei film di Ken Loach. Questi scrittori e autori teatrali divennero infatti molto spesso sceneggiatori del free cinema.
Al movimento aderirono anche altri registi come Joseph Losey, John Schlesinger, Richard Lester.
L'esordio cinematografico di Loach, Poor cow (1967) e il successivo Kes (1969), sono appunto da ascrivere al free cinema.
È un sostenitore del movimento politico Respect, attivo a sinistra del Labour Party e molto critico soprattutto nei confronti del New Labour di Blair.
Il successo arriva solo negli anni Novanta. Riff Raff (1991) e Piovono pietre (1993) sono film che ci parlano della working class britannica, capaci di unire un forte e ben schierato impegno sociale alla capacità di divertire. Si ride, anche, in questi film di Ken Loach, per le situazioni e per le battute, per i dialoghi serrati e caustici sulla società britannica.
Le opere successive di Loach sono più drammatiche e disperate: Terra e libertà (1995) racconta i dissidi interni ala guerra di Spagna fra socialisti e anarchici, dalla parte degli anarchici; La canzone di Carla (1996) narra una storia d'amore che non può decollare: il film è ambientato nel 1987 e racconta la storia dell'autista di autobus scozzese George Lennox e della rifugiata nicaraguense Carla. Alla ricerca del passato di lei e del suo ex fidanzato i due lasciano Glasgow e si recano in Nicaragua, insanguinato all'epoca dal conflitto tra il governo sandinista e i Contras, aiutati dagli Stati Uniti. My name is Joe (1998) ritorna a raccontare la società britannica, segnatamente la scozzese Glasgow, con una storia di esseri umani marginali, un ex alcolizzato, una copia di tossicodipendenti, un'assistente sociale. Con Bread and roses (2000), il set si sposta in America, fra Stati Uniti e Messico, e racconta la precarietà del lavoro, con dolcezza struggente. Vogliamo il pane e anche le rose, dice una donna riferendosi all'importanza di un lavoro pagato il giusto e che conceda la possibilità della bellezza, le rose, appunto. Paul, Mick e gli altri (2001) ritorna in Gran Bretagna, epoca privatizzazione ferrovie sulla spinta della globalizzazione. Il lavoro da stabile diviene precario e terribilmente insicuro. Ne faranno le spese un gruppo di amici ex dipendenti delle Ferrovie pubbliche, divenuti lavoratori a contratto per una ditta appaltatrice. Duro, durissimo, terribile, mette in scena la disumanizzazione del lavoro e la distruzione dei rapporti umani e del rispetto reciproco.
Il 2002 è l'anno di Sweet sixteen, che narra la quotidianità di un gruppo di sedicenni in una Glasgow spietata e davvero senza speranza per chi voglia riscattarsi da una vita che offre solo sofferenza e solitudine. I personaggi di Loach divengono sempre più soli.
Nello stesso anno Loach gira anche un episodio del film 11' 09" 01, collettivo a episodi in ricordo della strage e dell'attentato delle Twin Towers di New York. Spostando lo sguardo verso un altro 11 settembre, Loch sceglie di raccontare la caduta di Allende in Cile, avvenuta con l'assalto alla sede governativa e presidenziale l'11 settembre del 1973. Lo fa nella forma di un profugo cileno che scrive una lettera ai familiari delle vittime del 2001, chiedendogli di ricordare anche quell'altro, dimenticato 11 settembre del 1973.
Nel 2004 con Un bacio appassionato, Loach torna a sperare: la vicenda di una storia d'amore fra una ragazza irlandese che insegna muisca in una scuola cattolica di Glasgow e un dj pakistano, promesso sposo a una cugina che non conosce. La vicenda è dura ma colma di speranza nell'amore.
Dopo alcuni altri film, nel 2009 è la volta di Il mio amico Eric, divertente e colmo di sorprese e di colpi di scena, il film più fantasioso e surreale di Ken Loach. Uno dei miei preferiti, insieme a Piovono pietre, My name is Joe, Bread and roses e Sweet sixteen.
Allora, auguri caro Ken Loach, buon 75° compleanno.
Qui sotto, Loach ed Eric Cantona, grande calciatore del Manchester United non più in attività dal 1997, sul set de Il mio amico Eric.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
venerdì 17 giugno 2011
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