Dopo il primo libro dell'anno, il primo film dell'anno.
L'ho visto la sera di capodanno. Si tratta di Emotivi anonimi (tradotto letteralmente dal francese Les èmotifs anonymes), del regista francese Jean Pierre Ameris.
La prima buona notizia è quella che ho appena dato: cioè finalmente un titolo tradotto alla lettera nella versione italiana; chi saranno quei geni che a volte storpiano in modo indecente i titoli originali con delle invenzioni peraltro di pessimo gusto?
Ma torniamo al film e non divaghiamo in polemiche sterili :)
E' un film comico, con alcune situazioni veramente esilaranti, da commedia dell'equivoco hollywoodiana, ma con quella finezza e quel tocco delicato in più che sa mettere il buon cinema francese.
Il gruppo di emotivi anonimi ricalca i gruppi degli alcolisti anonimi: i partecipanti si presentano alla stessa maniera e alla stessa maniera raccontano le loro vicende, naturalmente non storie di alcool ma di emotività, come questa abbia causato loro guai e perdita di occasioni e così via.
Bella questa idea di partenza. Non credo che esistano davvero i gruppi di emotivi anonimi, ma se non esistono a qualcuno verrà in mente di provarci, dopo avere visto il film.
I due protagonisti soffrono di iperemotività.
Lui suda in ogni situazione di confronto con gli altri, vissuta come una vera e propria tortura, tanto più se l'altro in questione è una donna. Quindi, la sua organizzazione prevede una valigia con varie camicie da cambiare e continui allontanamenti per cambiarsi con scuse poco credibili.
Anche lei soffre molto il confronto con gli altri, specialmente se si sente messa alla prova, ma la sua specialità è lo svenimento.
Il confronto fra questi due colossi dell'iperemotività si svolge intorno e all'interno di una "fabbrica di cioccolato", piccola, artigianale (vi lavorano sei persone in tutto, compreso il principale) che ha bisogno di un rilancio, di un colpo d'ali di creatività.
Detto questo mi fermo qui, per evitare di raccontare il film invece che di recensirlo.
Il regista non si perde nelle situazioni e tiene il filo del racconto, anche se la prima mezzora è quella più interessante per lo spettatore cinefilo. Poi prende il sopravvento lo spettatore romantico che c'è in noi o il gusto del divertirsi nelle situazioni proposte, si fa il tifo perché finisca in un certo modo e non vi dirò mai quale, neanche sotto tortura (però è facile...) :)
Una commedia gradevole, che pur affondando le radici dentro un realismo delle situazioni, utilizza stilisticamente dei colori e delle luci più da fiaba (le canzoni soliste dei protagonisti, per fortuna non tradotte e comprensibilissime in francese -non ricordo neanche se ci sono i sottotitoli, mi sembra di sì manon ne sono sicuro: segno che non li ho letti- e notate bene, non so il francese). Mi ha richiamato alla memoria Chocolat e Mary Poppins, per il tocco surreale ben inserito nellla quotidianità dei personaggi.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
venerdì 6 gennaio 2012
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