Il serpente avvelena e divora le sue prede. Libro straordinario e terribile, questo di Malerba. Struttura narrativa interessante e spiazzante: sembra una storia d'amore, poi sembra divenire un giallo, poi una specie di gioco linguistico sul filo del rapporto fra menzogna e verità, fra finzione e realtà. E aratterizzato da un'ironia a tratti comica, anche nelle scene più terribili. Scrittura evocativa, che produce immagini e nella lettura dà ampio spazio all'immaginazione fotografica del lettore che cerca di ricostruire i luoghi, spesso più che descritti, individuati con precisione da cartina stile google map, scrittura che disegna e che schizza, a volte. Non per caso Malerba è stato anche sceneggiatore del cinema e della televisione. Il tutto narrato in prima persona con un linguaggio che rimanda al parlato e che fonda, probabilmente senza volerlo, una specie di scuola emiliana di narrativa, che si sviluppa attraverso le opere di Palandri (che in realtà è di origini veneziane), Celati, Cavazzoni, Guccini, Nori, Cornia, Benati. Il soliloquio è comunque la modalità espressiva dominante. I dialoghi sono pochi e asciutti, ridotti all'osso. Il protagonista, l'io narrante è sposato, anzi, forse non lo è. Conosce una donna, la seduce, la incontra, intrattiene con lei rapporti sessuali che sono vere e proprie sinfonie musicali, ne diviene gelosissimo, fino a compiere l'atto estremo: dramma della gelosia? Ma forse quella donna non è mai esistita, o forse sì. Non è semplice distinguere il confine fra verità e finzione. Ma il romanzo è avvincente al di là di questo e al di là della trama. A un certo punto sembra divenire il diario di uno squilibrato, di un mitomane, di un pazzo. Un diario in forma di appunti molto quotidiani, che a tratti assomigliano alla Coscienza di Zeno, ma solo a tratti. In realtà, ciò che accade rimane avvolto dal mistero fino alle ultime pagine, tanto che l'io narrante conclude così: "Adesso basta, la storia è finita. Ma non so nemmeno se è proprio una storia. Sono stanco. [...] Vorrei stare al buio, nel silenzio, in un luogo ben riparato. [...] Al buio. Non avere nessun desiderio, nessuno che parla e nessuno che ascolta, così, al buio, con gli occhi chiusi". Probabilmente l'io narrante mente per dare un senso all'insensatezza della vita.
L'unico dato certo, per il lettore, è la presenza di una voce che vuol far credere qualcosa.
E' un serpente che si insinua dentro, poco alla volta, anche se "Serpenti non ce ne dovrebbero essere qui in città. Però se senti qualcosa strisciare ai tuoi piedi è meglio che ti scansi rapidamente [...] I serpenti, di qualunque razza essi siano, temono sia l'odore del frassino che le bastonate".
Luigi Malerba è morto nel 2008.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
lunedì 28 marzo 2011
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