Valerio Verbano, seguendo una consuetudine diffusa nella sinistra extraparlamentare, aveva condotto indagini personali e redatto un fascicolo, poi detto dossier NAR, nel quale aveva raccolto molte informazioni e documentazione fotografica sull'estremismo di destra romano, con molti nomi, foto, luoghi di riunione, amicizie politiche e presunti legami con gli apparati statali.
Nel 1979 Valerio Verbano era stato arrestato con l'accusa di fabbricazione di materiale incendiario: la perquisizione della sua casa aveva portato al sequestro, oltre che di un'arma da fuoco, anche del materiale d'inchiesta, come viene indicato anche nel verbale. Poco dopo i documenti sequestrati dalla polizia scompaiono dagli archivi.
Il 22 febbraio 1980 Valerio Verbano muore assassinato per mano degli stessi terroristi di cui aveva seguito con attenzione le gesta e le collusioni con la criminalità organizzata romana, tra cui anche la Banda della Magliana, probabile autrice, pur se mai è stato dimostrato, del delitto Pasolini.
Nel bailamme delle rivendicazioni che emergono nelle ventiquattro ore successive, la più attendibile sembra essere quella dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), la cui responsabilità penale verrà ascritta anche in sede giudiziaria. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, da sempre, negano la paternità dell'omicidio.
Il 23 giugno 1980 viene assassinato dai Nar il giudice Amato, a poche centinaia di metri dalla casa di Verbano. Amato si occupa delle inchieste sull'eversione nera e ha in carico anche quella sull'omicidio di Valerio. Nelle mani del giudice si trova anche il dossier che Valerio aveva preparato sui rapporti tra neofascismo, forze dell'ordine e politica, e che gli era stato sequestrato nell'aprile del 1979 quando è tratto in arresto per sette mesi con l'accusa di aver fatto esplodere un ordigno rudimentale in un casolare abbandonato. Centinaia di pagine con nomi, date, indirizzi, foto, che "scompariranno" tra le stanze e i corridoi della procura e che in moltissimi, a cominciare dalla madre Carla, sono convinti essere la causa della sua morte.
L'omicidio è rimasto impunito. Alcuni pensano che dietro l'ipotesi dei NAR si nascondesse in realtà qualche personalità dei servizi segreti deviati, spesso in combutta con la Banda della Magliana. Il cerchio si chiude. Una storia complicata, ma forse non troppo.
A 31 anni di distanza dall'omicidio di Valerio, si giunge a una svolta. Così, il corteo che si svolge a Roma tutti gli anni in ricordo di Valerio ha assunto quest'anno un nuovo significato: la speranza che mai ha abbandonato la madre del ragazzo, Carla Zappelli, oggi ultraottantenne, di giungere alla verità. Due nomi sarebbero iscritti nel registro degli indagati. Uno di loro si trova all'estero, l'altro è un libero professionista affermato. L'ipotesi ora più accreditata è che l'uccisione di Valerio servisse a un gruppo neofascista per contendere la supremazia nei NAR a Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Comunque all'interno dei NAR la discussione aveva portato a definire come nemici non tanto i comunisti dell'autonomia, ma piuttosto il sistema istituzionale. L'omicidio Amato (un giudice, quindi una figura istituzionale) servì a ribadire questo concetto.
Per saperne di più su questa vicenda: http://www.valerioverbano.it/dblog/
il blog curato dalla madre di Valerio.
Qui sotto un murales deidcato a Valerio Verbano, a Roma.
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