Un marzo denso di protagonisti.
Conobbi Erich Fromm attraverso la lettura di Avere o essere?, un libro che ritengo fondamentale per crescere. Ognuno dovrebbe avere la sua copia di questo libro, per sottolineare, rivedere, rileggere, commentare, riconoscersi o non riconoscersi più. Il fascino della sua scrittura è nell'approccio, un misto di psicanalisi e di sociologia. Una società può essere malata come un individuo, degli stessi mali, perché alla base del male individuale c'è l'ambiente sociale in cui si cresce e si vive. Il suo pensiero è una sintesi originale delle teorie di Marx e di Freud, da lui chiamata Socialismo Umanista.
Fromm nacque il 23 marzo del 1900 a Francoforte sul Meno, in Germania. Di origini ebree, dopo la laurea in filosofia, conseguita nel 1922, emigrò negli Stati Uniti nel 1934. Nel 1940 divenne cittadino americano. Fromm visse e lavorò negli Stati Uniti fino al 1950. Si iscrisse al Partito socialista americano. Nel 1950 si trasferì a Cuernevaca, in Messico e negli anni sessanta militò contro l'intervento americano in Vietnam. Nel 1974 partì per la Svizzera, dove morì cinque giorni prima del suo ottantesimo compleanno, a Locarno.
Torniamo ad Avere o essere?. La modalità esistenziale dell'avere, incentrata sulla brama di possesso di oggetti e di potere, sull'egoismo, lo spreco, l'avidità e la violenza, è opposta alla modalità dell'essere, basata sull'amore, sulla gioia di condividere, sulla creatività, su un senso di attività interiore, che spesso non corrisponde a un essere iperattivi nella vita quotidiana. Che lezione sul tempo, non dobbiamo dimenticarcelo, tutte le volte che stiamo correndo per fare qualcosa. Siamo attivi interiormente, in quel momento?
Nel 1976 Fromm vedeva prevalere nel mondo la modalità dell'avere e considerava che questo avrebbe potuto portare alla catastrofe. Senza volerlo, faceva considerazioni ecologiste, considerando l'ambiente circostante come qualcosa da vivere in modo diverso. La grande illusione che il progresso industriale e tecnologico illimitato portasse la felicità per tutti, attraverso la soddisfazione di tutti i desideri, e ristabilisse la pace sociale e l'armonia dell'essere umano con la natura, erano già allora incontestabilmente fallite. In Italia ce l'aveva detto Pier Paolo Pasolini (qui ricordato il 5 marzo scorso), che sviluppo e progresso non coincidono. La speranza di Fromm era riposta nei giovani. "Tra i giovani sono reperibili modelli di consumo che, lungi dall'essere forme mascherate di acquisizione e possesso, esprimono la sincera gioia che deriva dal fare ciò che si desidera, senza aspettarsi in cambio nulla di duraturo. I giovani in questione affrontano lunghi viaggi, spesso in condizioni disagevoli, per ascoltare la musica che amano, per vedere un luogo che desiderano, per incontrasri con la gente che preferiscono. Questi giovani hanno il coraggio di essere."
E vorrei citare, senza commentare oltre, il passaggio sulla lettura, che fa parte dei primi capitoli, in cui Fromm espone con chiarezza il confronto fra modalità dell'essere e dell'avere nella vita quotidiana.
"I lettori che fanno propria la modalità dell'essere, giungono spesso alla conclusione che anche un libro fatto oggetto di molte lodi può essere del tutto privo di valore o averne assai poco; capita anche che riescano a capire appieno un libro, a volte più di quanto non sia riuscito a fare l'autore stesso, agli occhi del quale tutto quanto ha scritto può essere apparso importante".
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
mercoledì 23 marzo 2011
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