Arrivo un po' in ritardo, ma ieri mi era sfuggito l'anniversario della nascita di Luigi Tenco, avvenuta il 21 marzo del 1938.
Tenco scrisse e cantò canzoni in cui l'amore assumeva contorni reali, con il linguaggio dei giorni di ciascuno, ma con una nota di tristezza in più, a volte con un tocco di genialità che lacerava le banalità e le rime dell'epoca cuore/amore. Per esempio: "Mi sono innamorato di te/perché non avevo niente da fare"; decisamente anticonformista e cinico, per essere il verso di una canzone d'amore. Oppure: "Io sì che ti avrei insegnato le cose dell'amore/che per lui sono peccato"; quasi a inneggiare alla liberazione sessuale, prima del 1968, quindi non in omaggio ai tempi, ma fuori dal coro. Per questo fu spesso censurato e le sue canzoni non potevano essere trasmesse in tv o in radio. Alcune curiosità: nel 1962, ebbe una breve esperienza cinematografica, con il film La cuccagna di Luciano Salce, pellicola nella quale cantò il brano "La ballata dell'eroe", composta dall'amico Fabrizio De André. Sempre negli anni sessanta strinse un'amicizia importante con il poeta anarchico genovese Riccardo Mannerini. Una vena d'anarchia serpeggia nei suoi atteggiamenti anticonformisti.
Melodie struggenti, testi mai banali, interpretazioni intense, questo era Tenco. Io lo scoprii molti anni dopo la morte, avvenuta nel 1967. Fu sempre considerato un suicidio con la pistola, durante un festival di Sanremo, quando Luigi non aveva ancora compiuto trent'anni.
Alcuni avanzano ancora dei dubbi sul suicidio, ipotizzando un omicidio, ma anche dopo la riesumazione della salma, le perizie non hanno potuto dire qualcosa di diverso.
A me pare che chi solleva dubbi non accetti il suicidio in generale e dimentichi che anche persone come Primo Levi o Cesare Pavese si sono suicidate. Certo, il suicidio fa scandalo, solleva dubbi sulla bellezza e la verità della vita, sbatte in faccia la scelta di chi ha scelto di andarsene scegliendo il modo e il momento. Un gesto profondamente anarchico, se vogliamo.
Il suicidio è spesso un gesto di ribellione e io credo che in Tenco questo ci stia, sia credibile. Era probabilmente per lui insopportabile essere eliminato da Sanremo mentre arrivavano a vincere canzoni banali e mal scritte, a volte anche mal cantate.
Diversi sono stati i tributi a Tenco nati nel corso degli anni da colleghi cantautori, amici, musicisti ed estimatori. Tra i più interessanti e significativi:
Preghiera in gennaio di Fabrizio De André, pubblicata per la prima volta nel 1967, con la quale il cantautore onora l'amico scomparso concedendogli un posto in paradiso.
Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia,
soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte,
che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte.
Festival di Francesco De Gregori, dall'album Bufalo Bill del 1976 (uno dei migliori di De Gregori), nella quale viene difesa l'umanità di Luigi ("qualcuno ricordò che aveva dei debiti, mormorò sottobanco che quello era il motivo. Era pieno di tranquillanti, ma non era un ragazzo cattivo") e messa in risalto la facilità con cui, dopo la tragedia, si è fatto a gara per essere suoi amici ("si ritrovarono dietro il palco, con gli occhi sudati e le mani in tasca, tutti dicevano: "Io sono stato suo padre!", purché lo spettacolo non finisca"), mentre prima era stato lasciato solo. L'ipocrisia dello show business, atrocemente forte coi deboli e debolissimo coi prepotenti.
Nel 1972 Amilcare Rambaldi a Sanremo costituisce il Club Tenco, con lo scopo di riunire tutti coloro che si propongono di valorizzare la canzone d'autore. Dal 1974, in suo onore, al Teatro Ariston di San Remo è stato istituito dal Club Tenco il Premio Tenco, manifestazione a cui hanno partecipato i più grandi cantautori degli ultimi decenni.
Per saperne di più:
http://www.clubtenco.it/home.htm
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
martedì 22 marzo 2011
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