La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

martedì 24 gennaio 2012

Shame

Steve Mc Queen, il regista del film, è semplicemente un omonimo britannico del noto attore americano. E' nat nel 1969. Nessun rapporto di parentela li lega. Mc Queen è anche artista visivo e questo nel film si nota.
 La fotografia è di una bellezza notevole. Lo sguardo d'artista si posa sui corpi e sugli sfondi e va a costruire immagini esteticamente perfette, senza cadere nell'estetismo fine a se stesso.
Nel film ci sono i long playing in vinile, musiche adeguate all'atmosfera straniante che contrasta con le ossessioni del protagonista, malato di sesso on line e dal vivo a pagamento. Onanista biblico, il nostro Brendam/Michael Fassbender scoperebbe chiunque, soprattutto se la cosa consiste in un colpo (massimo due) e via. Ma non riesce, causa mancata erezione, a fare l'amore con l'unica donna che ama, una collega di colore incantevole.
Questa storia è ambientata a New York e anche qui un ruolo centrale è occupato dal rapporto fra fratello e sorella (come in Enter the Void, ambientata a Tokyo). Metropoli disperate, ben lontana la retorica di NY centro del mondo, città viva e frizzante. Città piuttosto di solitudini e di ossessioni. All'ossessione sessuale di Brendam corrisponde una fragilità autolesionista di Linda. Brendam sembra anaffettivo, ma probabilmente la sua è solo una autodifesa dal dolore, dalla sofferenza che già deve aver patito in passato. Brendam, a differenza della sorella, si è corazzato, ma non sa amare. E alla fine del film c'è un cielo disperato di pioggia, che infradicia altre disperazioni.
Se andate al cinema per uscire dalla sala di buonumore, decisamente questo non è il vostro film. Se avete altri motivi d'interesse, la regia di Mc Queen vale il biglietto.



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