Il 19 giugno, se l'identificazione compiuta dal governo messicano nel 1995 è corretta, compie gli anni il Subcomandante Marcos, riconosciuto dalle autorità messicane in Rafael Sebastien Guillen Vicente, ex ricercatore dell'Università di Città del Messico, con un passato maoista.
Su Marcos se ne sono dette tante: che non esiste, che è un'invenzione costruita per i giornalisti e per il governo, che il ruolo è interpretato da vari comandanti. Ma c'è anche chi giura di averlo incontrato di persona; tempo fa lessi un'intervista da parte di un giornalista de il manifesto.
Comunque il Subcomandante, che in realtà è il comandante supremo dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln), ma che si chiama Sub-comandante perché ritiene che il suo comandante sia il popolo indio del Chiapas, in particolare della selva Lacandona, vive e tiene viva la lotta degli indios, per i loro diritti; da anni la lotta non è più militare, ma cerca contatti diplomatici e rivendicazioni politiche mediante il dialogo con le Istituzioni messicane. Inoltre, sparge preferibilmente via internet pensieri anticapitalistici in tutto il mondo. I suoi proclami sono noti e rivendicano l'orgoglio e i diritti degli indios messicani, praticamente inesistenti per i tradizionali partiti politici. E' un rivoluzionario marxista che ha saputo trasformare le rivendicazioni indios in contestazione del sistema di produzione capitalistico. Marcos ha sempre negato di essere Rafael Guillén. La famiglia di quest'ultimo ha affermato di ignorare dove egli si trovi e si è rifiutata di confermare o smentire l'identificazione fatta dal governo. Durante la grande marcia, che nel 2001 ha portato gli zapatisti a Città del Messico, Marcos ha visitato l'UNAM e nel suo discorso è risultato evidente che fosse già stato in precedenza in quei luoghi. Ma la sua identità, di fatto, rimane misteriosa.
Pippo Delbono ha utilizzato il testo di un proclama del Subcomandante Marcos nello spettacolo teatrale Guerra. Marcos è un grande comunicatore, sia col megafono nelle piazze, sia nelle piazze virtuali della rete web e non solo.
Un elemento non secondario della grande capacità comunicativa di Marcos, capacità che costituisce forse la ragione principale per cui il caso Chiapas è da oltre un decennio all'attenzione dei mass media internazionali, è la sua scrittura. I suoi comunicati, le sue lettere sono di pregevolissima fattura. Con lui il comunicato politico è uscito dall'angusto ambito politico per entrare in quello letterario. Vanno ricordati soprattutto due personaggi da lui creati. Il primo è il vecchio Antonio e rappresenta il lato indigeno della sua cultura; mentre il secondo è don Durito della Lacandona, espressione della cultura occidentale. Don Durito è uno scarafaggio che, similmente a Don Chisciotte, pensa di essere un cavaliere errante e tratta lo stesso Marcos come fosse il suo scudiero. Di Don Durito il Premio Nobel della letteratura Octavio Paz, certo non molto affine politicamente a Marcos, ha detto che si tratta di "un'invenzione letteraria memorabile". Affermazione cui il Subcomandante Marcos ha replicato, con il suo personale gusto per il paradosso, "lui non è un'invenzione, è reale. Io, semmai, sono un'invenzione".
Nel 2004 il quotidiano messicano La Jornada ha pubblicato a puntate un romanzo intitolato Morti scomodi (Muertos incómodos), scritto a quattro mani da Marcos e Paco Ignacio Taibo II. Pubblicato in Francia da Liberation e in Italia da Carta (con traduzione di Pino Cacucci), doveva in origine avere come autore anche Manuel Vazquez Montalbàn. L'improvvisa scomparsa di quest'ultimo non ha annullato il progetto; anzi, come ha detto lo stesso Marcos, "a causa della sua assenza abbiamo concepito la nostra parte come un piccolo omaggio a don Manuel". Nel 2005 il romanzo è stato pubblicato in Italia in volume da Marco Tropea Editore.
Quindi: auguri a Marcos, sperando che l'identificazione del governo messicano sia corretta; in tal caso oggi il Subcomandante compie 54 anni.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
domenica 19 giugno 2011
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2 commenti:
Hey great blog, i'd love you to come pay a visit and let me know what you think
Dalla poesia “De pie el recuerdo caido en ele camino” di Ernesto Guevara...
“…sarò sempre lo stesso pellegrino,
con pena dentro e con sorriso fuori.”
In ogni Rivoluzionario, c’è un poeta della vita!
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