Oggi è uscita una recensione del romanzo sulla Gazzetta di Parma, a firma di Mariagrazia Villa, che ringrazio.
Riporto qui sotto il testo integrale dell'articolo.
Quella freschezza d'esistenza nuova, ancora tutta da annusare. Come fosse un vero debutto, non l'ennesima replica. La scena è la stessa e noi pure, ma gli attori e il copione sono da spacchettare. E' un viaggio dell'anima, il romanzo "La schiuma della memoria" (Edizioni Montag, pp. 224, euro 16) del parmigiano Mattia Toscani. Un reincarnarsi nella vita, rinascendo allo spirito nel medesimo abito corporeo. Un miracolo della bellezza innata e incorruttibile in una tela già consunta dall'uso. Il libro, presentato domani alla biblioteca Guanda alle 17,30 da Roberta Roberti e Luca Toscani, fratello dello scrittore e autore del dipinto su tela di jeans da cui è stata tratta la copertina, inizia con un cielo di latte che fiocca niveo, incessante ed equanime <upon all the living and the dead>, come scriveva Joyce alla fine dell'ultimo racconto dei <Dubliners>.
Ma qui non siamo in Irlanda, siamo nella Bassa reggiana, dove un'auto percorre una strada sull'argine del Po, in un paesaggio bianco e silenzioso per la gran neve. Una frenata brusca e la vettura esce di strada, il conducente sbatte la testa e, voilà, non si ricorda più chi sia, da dove venga e che cosa ci faccia un contrabbasso nella sua Panda. Il romanzo parte così, in un pomeriggio di gennaio del 2006, e si svolge nell'arco di quattro giorni, tra Parma e la Liguria. Lo smemorato protagonista comincia un percorso che si snoda attraverso il corpo, tra lunghe camminate, procacciamenti di cibo e avventure sessuali, e scende nella psiche, a caccia di una memoria che riaffiora a poco a poco, per fare il punto al bivi di una scelta, chissà se a capo oppure di seguito. <Scrivere questa storia è stata una necessità>, racconta l'autore, docente di ecologia, economia ed estimo in un istituto superiore di Parma e teatrante nella compagnia Civico Teatro Inesistente. <E' una sfida: pur avendo già pubblcato libri di saggistica e una racolta di racconti, è il mio primo romanzo, e probabilmente non sarà l'ultimo>.
Lo spunto creativo gli è venuto da un'amarezza: <La società contemporanea italiana sembra affetta da Alzheimer, ma le memoria individuale e collettiva è fondamentale: serve a recuperare ciò che la storia ha selezionato come valori rispetto ai disvalori>.
Nel romanzo, la memoria personale del protagonista si intreccia a quella sociale, <ad altre storie che sono un limpido riferimento valoriale e meritano di non essere dimenticate>, come la vita libera di un barbone ex-partigiano, il manicomio di Colorno negli anni '60 e '70, un'infanzia durante la seconda guerra mondiale. La narrazione decentrata e abbracciante è, tra il flusso dell'oralità e l'occhio della cinepresa, quella giusta, anche per il suo tono, a tratti di un'ironia stranita e molto emiliana, a tratti di una commozione perplessa, che cerca di capire e mai riesce. I personaggi, fili diversi di un'unica matassa, confermano il canto XIII della Bhagavad Gita: la distinzione degli esseri si fonda sull'unità. Hanno molti punti in comune, per esempio l'amore per De André, e respirano un solo respiro, quello dell'autore. <Dentro i film ci sono un sacco di cose vere>, si legge nel romanzo, e qui c'è tanta autobiografia. <Benché il protagonista mi somigli più degli altri, in ciascuno dei personaggi c'è un modo di porsi verso il mondo che mi appartiene>. Mattia ama il cinema, la letura, il rumore e l'odore del mare e le camminate in montagna. In città si sposta quasi esclusivamente in bici e gli piacerebbe vivere a Genova. Tal quale le figure che ha creato.
Mariagrazia Villa
Mariagrazia Villa
Poi nell'articolo c'è anche una mia foto, questa qui sotto, che serve anche a salutarvi.
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