La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

lunedì 6 dicembre 2010

Per ora noi la chiameremo felicità


Oggi parlo di Vasco.
No, non si tratta di Vasco Rossi, ma di Vasco Brondi, alias Le luci della centrale elettrica.
Ho comprato il nuovo cd e suo secondo disco, Per ora noi la chiameremo felicità.
Ascolto non semplice, composizione dei testi con poche rime e assonanze, con un lavoro sulla lingua interessante e mai banale: "e per struccarti useranno delle nuvole cariche di pioggia", "e di notte le pattuglie che inseguono le falene e le comete come te", "nelle nostre camere separate a inchiodare le stelle a dichiarare guerre" sono tre versi di Cara catastrofe.
Cara catastrofe è anche il nome della produzione esecutiva del disco, ricordato nei credits finali del cd. E dopo cara catastrofe, tra parentesi leggo: PRODUCI CONSUMA CREPA.
Allora sento un'affinità con Vasco, che aumenta all'ascolto di Anidride carbonica, in cui vengono addirittura citati gli "occhiali neri di Pasolini". Anidride carbonica alle mie orecchie suona come una canzone dedicata all'Italia (non so se sia davvero così): "non parlarmi degli archi parlami delle tue galere [...] e ronde di merda nel regno dei cieli grigioneri/chiamale se vuoi esplosioni" (e qui ci leggo anche una ironica citazione di Battisti -"e chiamale se vuoi emozioni"-).
E ancora giochi di parole che si inseguono e si annodano: "dormiremo nei letti prosciugati dei fiumi surrogati di sogni/parlami delle migrazioni dei rumeni e delle rondini"; che diventano anche giochi linguistici sulla memoria collettiva recente, come "i nostri scudi di plexiglass le nostre parole che sono solo anidride carbonica/e bombe a grappoli dai cieli con dentro i tuoi curriculum inverosimili" o, in un altro brano (Quando tornerai dall'estero), meno recente, come "era una gara di resistenza partigiano portami via". Nella stessa canzone spicca inoltre "saremo come gli aironi che abitano vicino ai campi nomadi".
E i riferimenti ironici alla dura realtà quotidiana, con uno sguardo al sociale e al collettivo, sono sparsi qua e là nelle canzoni. Per esempio, in Una guerra fredda: "venderemo le nostre ore a sei euro", "e le cicatrici sui volti dei magrebini distrutti come dei paracarri"; in Fuochi artificiali: "come le repubbliche democratiche fondate sui telespettatori". Il  titolo di un'altra canzone è sufficiente per comprendere come lo sguardo di Brondi sappia cogliere le mutazioni dei tempi: L'amore al tempo dei licenziamenti dei metalmeccanici. Un invito decisamente postmoderno ne Le petroliere: "ti avrei portato a nuotare dove affondano le petroliere".
E anche i versi più intimisti non dimenticano la realtà esterna, come si può ascoltare sempre ne Le petroliere: "parlavamo delle nostre interiorità/come se fossero delle metropoli/degli edifici antisismici delle camere a gas/parlavamo degli spargimenti di soldati in periferia/avevamo l'inesperienza necessaria dei fogli di via/e la mattina i capelli coperti di brina" oppure in Per respingerti in mare: "i tuoi pensieri sono spesso dello stesso materiale del cielo di Milano" oppure ancora in Le ragazze kamikaze: "e se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti tu non preoccuparti".
Un'altra cosa che mi piace di Brondi è che sceglie fumettisti artisti per le illustrazioni e le copertine dei cd: nel primo album la copertina era di Gipi, nel secondo album l'illustratore è Andrea Bruno, catanese trapiantato a Bologna. Sono disegni pittorici, di grande qualità estetica in entrambi i casi. Così il cd diviene un prodotto culturale multilinguistico, con le immagini che dialogano con i testi, nel libretto da sfogliare con piacere e naturalmente con le canzoni.
Con queste canzoni, probabilmente Vasco ha trovato la risposta alla domanda disperata che si rivolgeva e ci rivolgeva in La lotta armata al bar, presente nell'album d'esordio Canzoni da spiaggia deturpata, (vincitore del premio Tenco, dedicato alla canzone d'autore, nel 2008, sezione Opera prima): "cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero". Raccontare, l'importante è raccontare, si deve raccontare. E Le luci della centrale elettrica, con le sue canzoni, lo fa benissimo, ci racconta il post moderno e la condizione di precariato, il dolore e la rabbia, la disillusione e la speranza "che i sogni siano sintomi, siano armi nucleari".
La disperazione è una forma superiore di critica. Per ora noi la chiameremo felicità. Leo Ferrè

Qui sopra:  Copertina di Canzoni da spiaggia deturpata (2008), di Gipi; sotto: Copertina di Per ora noi la chiameremo felicità (2010), di Andrea Bruno.



1 commento:

Ali e Radici ha detto...

Nell' affresco di una società post moderna, post industriale in piena rivoluzione informatica e telematica... ci sarà un valore da qualche parte, dentro qualche frammento della memoria? Il tuo romanzo che ne pensa, gentile Mattia?
L'attuale cultura massmediatica non si preoccupa affatto di offrire orientamenti assiologici semmai rafforza disvalori che hanno il potere di rimbecillire la dignità dell'individuo.
Mi domando se i valori risorgimentali e patriottici potrebbero essere recuperati in un disegno più ampio di socialismo nella sua elevata accezione: fratellanza, interclassismo, rispetto per il debole, senso di appartenenza ad una comunità... mondiale. Solidarietà capace di ispirare, con la forza dell'ideale, la formazione e la crescita intellettuale, civile, etica, spirituale della persona.
Certo Don Milani non aveva torto nell'affermare, di contro ai valori risorgimentali, che l'obbedienza non è più una virtù. Intendeva l'obbedienza cieca, acritica, manca di immaginazione, l'acquiescenza al potere costituito, il fanatico mito della mamma patria, della bandiera tricolore che ha seminato morte nelle trincee del Carso e del Trentino in nome delle terre irredente.
Don Milani forse ha preparato il terreno al sessantotto contestatario.
In questo caso penso alla penna dissacrante di Eco che ha parodiato la madre patria, l'autorità, l'istituzione scolastica, l'educazione... con la forza liberatoria del riso.
Come non comprendere un movimento insofferente ad ogni retorica e precetto. Intenzionato ad una logica di rovesciamento valoriale all'insegna di un assoluto libertarismo e alla ricostruzione di una nuova gerarchia di valori, di fatto, irrisolti nella confusione e nella contraddizione.
Risorgimento e 68…
in quei due contesti storici distanti cronologicamente e ideologicamente l'universo pareva si agitasse per una questione di senso.
Oggi l'impegno e il gusto di far critica ideologico-partitico-politica... mi pare una modalità datata, patetica, e anacronistica.
In un tempo di risoluzione cognitivista e razionalista dove è andata a finire l'esaltazione del sentimento? Benedette siano le facoltà alogiche della psiche!
Forse il pudore e il sentimento del pudore decantati da Scheler potrebbero "orientare... verso la dimensione dell'amore".

Concludo con la voce poetica di Celan.

“Con la colomba della pace,
così appare il lupo mannaro,
uno che va nei boschi,
un controspettro ambulante
in mezzo a bugie
raddrizzate allo specchio.
Andate pure, seguitelo,
non è solo.
Con lui cammina la rovesciata parola del boia,
dal borioso grugno,
fissata attorno da dente d’oro,
zanna d’oro, artiglio d’oro”

"Interrogo la ghiaia:
nessun mare, qui attorno, nessuno.
Come può l’occhio esser nuotato via?
In che? Dove?"

"E la grandine mi colpiva dappertutto attorno a me…"

"Non scriverti tra i mondi,
tieni testa alla varietà dei significati,
fidati della traccia di lacrime e impara a vivere"


"il grido di un fiore afferra un esistere"

Da “ Sotto il tiro di presagi”

Grazie Mattia,
non conosco Vasco,
alias...le luci della centrale elettrica.
Pare un acuto cantore di questo tempo disorientato.
Elisa.