Oggi è il 14 giugno. Oggi, nel 1928, a Rosario, in Argentina, nasceva Ernesto Guevara de la Serna, meglio noto come "Che" Guevara. Rivoluzionario marxista, combattente per la libertà. Credeva nel Sud America unito e libero e lo attraversò in motocicletta. Artefice con Fidel Castro della rivoluzione cubana, fu ministro dell'economia a Cuba. Per qualche anno, poi tornò a girare il mondo, a cominciare dall'Africa, perché "la rivoluzione o è mondiale o non è rivoluzione". Alcune pagine del mio romanzo La schiuma della memoria sono dedicate a lui, nelle parole di un vecchio barbone ex partigiano che l'aveva conosciuto di persona e lo ricorda.
Morì nella foresta boliviana, ucciso da un reparto anti-guerriglia dell'esercito boliviano, assistito dalla CIA, nell'ottobre del 1967. Fu pianto da tutti e divenne un'icona: il suo volto è una delle immagini più riprodotte e amate dai ribelli di ogni tipo.
Che fosse destinato a divenire un'icona, è testimoniato anche dalla sconvolgente somiglianza fra il suo cadavere fotografato e il Cristo morto dipinto dal Mantegna.
Non voglio dire altro, solo ricordarlo qui in questo blog, perché ho il vizio della memoria.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
6 commenti:
Dedicato a tutti coloro che indossano qualche indumento o sventolano le bandiere con l ' effige del CHE.
Due autorevoli saggisti, l' italiano MASSIMO CAPRARA e l' americano JAY NORDLINGER, rispettivamente sulla rivista di formazione " IL TIMONE " e
" NATIONAL REVIEW " ( articolo pubblicato su " IDEAZIONE " ), hanno provato a delineare, sulla base di testimonianze e riscontri incontrovertibili, una ricostruzione rigorosa della vicenda rivoluzionaria del medico argentino.
Ne risultano verità forse non sufficientemente conosciute.
Scrive MASSIMO CAPRARA :
" Che Guevara è stato il vero, autentico ispiratore della rivoluzione comunista di Cuba. Con lui la sommossa anti - Batista si trasforma in una spietata macchina rivoluzionaria; la chiave di lettura della vicenda terroristica dell' isola sta in questo maoista filo - cinese che non guarda in faccia a nessuno e che si immola per i propri ideali fatalistici e immaginari che grondano sangue.
Egli viene subito arruolato dai fratelli Castro, ne diventa il mentore astuto e riesce conquistare l' anima profonda del sistema operativo.
Il 2 gennaio 1959 i guerriglieri castristi entrano a L' Avana e occupano la fortezza La Cabana. Vi viene subito allestito, come emblema del nuovo regime, un carcere di massima sicurezza, in cui si processano sommariamente detenuti civili e militari, si seviziano 131 tra sacerdoti e uomini di chiesa.
Oltre 20.000 sono i prigionieri di guerra catturati, dei quali si calcola che circa 10.000 vengono passati per le armi a Loma de Los Loches, come monsignor JAIME ORTEGA.
Mentre Castro è il volto presentabile degli insorti, il " Che " ( dichiarato Comandate in seconda dell' esercito ribelle ), ne rappresenta quello repressivo.
Come primo Procuratore militare, egli detta le norme del " Regolamento " carcerario e ne programma l' intero sistema in ossequio a quel suo concetto
" dell' odio distruttivo che fa dell' uomo un' efficace, violenta, selettiva, fredda
macchina per uccidere". Lo riferisce testualmente Régis Debray, il francese sessantottino che molto ha scritto e meditato su di lui, dopo averlo seguito in Bolivia.
" Guevara è l' ideatore e organizzatore, nel 1960, del primo " campo di lavoro correzionale ", dove venivano spediti anche i semplici renitenti o " svogliati " sul lavoro.
Dissidenti democratici, omosessuali, adolescenti ( ragazzi di 15 anni o poco più
su ), intellettuali e letterati " inutili alla Rivoluzione ", ecclesiastici perseguitati, vengono ammassati all' aperto sulle spiaggie dell' arcipelago Camarguey e lasciati sotto le intemperie tropicali. Il " Che " non aveva mai fatto mistero delle sue disposizioni.
Lo scrittore Paco Ignacio Taibo II, nato in Spagna, dimorante in Messico, Ha scritto nel suo libro " Senza perdere la tenerezza " ( pure molto tollerante verso il medico argentino ), che il " Che " era solito ripetere la massima pedagogica: " Prendete il fucile e sparate alla testa di ogni imperialista che abbia più di 15 anni ".
Lo stesso scrittore, evidenzia come Guevara sapesse far soffrire acutamente i dissenzienti e i prigionieri:
" Fu il più violento tra i praticanti del socialismo . Nel decalogo dei detenuti politici il " Che " ordinò che essi fossero costretti a partecipare nudi alla cosiddetta " cuadrilla " ( gruppi di 40 persone comandati da un sergente o un tenente ) dei lavori agricoli; venire immersi per ogni infrazione nei pozzi neri; tagliare l' erba con i denti; salire le scale con le scarpe zavorrate di piombo ".
A lui scrittori del dissenso cubano addebitano nel corso degli anni '59 - '60, di
aver giudicato e fatto fucilare 381 prigionieri. Sue sono le famigerate celle chiamate " ratoneras " ( buche per topi ), " gavetas " Gabbie ", " tostadoras " ( tostapane ), " tapiadas " ( con gratestrettissime ), come ha documentato la rappresentante provvisoria di Cuba all' UNESCO, Martha Frayde".
JAY NORDLINGER aggiunge su National Review:
" Che Guevara dirigeva le esecuzioni sommarie a La Cabana, la fortezza che fungeva da mattatoio. Gli piaceva amministrare il colpo di grazia alla nuca. E amava far sfilare la gente sotto El Paredon, il muro rosso di sangue contro il quale furono uccisi tanti innocenti. Inoltre istituì il sistema di campi di lavoro dove innumerevoli cittadini soffrivano e morivano. Stiamo parlando del gulag cubano.
Uno scrittore cubano - americano Humberto Fontova, ha descritto Guevara come una " combinazione fra Beria e Himmler ".
Antony Daniels ha detto: " La differenza tra Guevara e Pol Pot, era che il primo non aveva studiato a Parigi ". E tuttavia - evidenzia ancora Nordlinger -
uno degli uomini più illiberali, viene esaltato dai " liberal ".
< Come ha ha riassunto Paul Bernman: " Il Che era un nemico della libertà ed è stato eretto a simbolo della libertà . Ha contribuito ad istituire un sistema sociale ingiusto a Cuba ed è stato eretto a simbolo della giustizia sociale. Si è schierato per le antiche rigidità del pensiero latino - americano in versione marxista - leninista ed è stato esaltato come un libero pensatore e un
ribelle >".
Già, proprio così. E' forse davvero riprovevole che in numerose manifestazioni
politiche di sinistra ( particolarmente in Italia ), la faccia che appare in effige con più frequenza è quella del " Che ".
La piazza che plaude a quell' effige non è una bella piazza.
http://www.ideazione.com/index_2006.htm
Chiedo scusa, ecco il link: http://www.ideazione.com/quotidiano/6.altro/2005/2005-03-14_rivista_nordlinger.htm
Caro Anonimo, magari dicessi chi sei sarebbe cosa gradita. Altri autorevoli commentatori dicono ben altro. Poi ognuno è libero di fare e pensare quel che vuole, ma non credo che il mondo sia migliorato dopo o grazie all'uccisione del Che. Buona notte.
mattia
Mi chiamo Luca, sulla storia e sulle sue interpretazioni nei diversi contesti si possono avere opinioni antitetiche, ma sui fatti storicamente provati e testimoniati non è consentito; anche il Presidente della Repubblica islamica dell'Iran Mahmud Ahmadinejad parlando all’università di Teheran ha definito l’Olocausto ”una falsità” e ”un pretesto per creare il regime sionista (Israele)”, attenzione quindi a revisionismi non su basi prettamente comprovate solo per comodità di parte.
Ciao, piacere di aver fatto la tua conoscenza
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