Venerdì scorso, 28 gennaio, è uscito nelle sale cinematografiche italiane La donna che canta (titolo originale Incendies), del canadese Denis Villeneuve.
Il film è bello e interessante. La trama è quella di una tragedia greca: è fatta di sangue, di archetipi, di emozioni forti. Per una volta il titolo italiano è più efficace di quello originale (anche se quella di cambiare i titoli è una pessima abitudine...), poiché la protagonista della storia è una eroina da tragedia, la Donna che canta, appunto, così chiamata perché quando era prigioniera nelle carceri libanesi riservate ai nemici del regime trascorreva il suo tempo cantando, senza mai essere piegata dalla violenza dei suoi aguzzini. La Donna che canta riesce anche a perdonare, con cuore di madre e forza che solo una vera eroina può avere. La pellicola attraversa due epoche: quella contemporanea, in cui i figli della donna, dal Canada in cui vivono dalla prima infanzia, vanno alla ricerca di un misterioso quanto inaspettato padre e di un altrettanto ignorato fratello in Libano, terra d'origine della madre; l'altra epoca che poi è quella della vicenda principale, è il periodo della guerra civile in Libano, anni settanta, in cui la Donna che canta svolge un ruolo importante. Il montaggio è complesso, a tratti difficile da seguire, e senz'altro richiede la collaborazione attiva dello spettatore. La vicenda avvincente riesce però a rendere l'operazione meno faticosa di quanto possa apparire. Per capire meglio il film è opportuno che chi non conosce nulla del Libano si documenti un po' prima della visione, anche se in realtà la vicenda ha un significato umano e tragico che va oltre la cronaca e la storia dell'epoca.
Il film dimostra come a volte il prezzo da pagare per arrivare alla verità sia altissimo, tanto che uno dei personaggi dice a un certo punto: "A volte è meglio non conoscerla, la verità". Ma per Jeanne e Simone la ricerca inizia con la morte della madre e la scoperta della verità è l'inizio di una nuova vita, necessario e illuminante, anche se amaro e tragico.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
mercoledì 2 febbraio 2011
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