Nei giorni scorsi, mentre respiravo l'atmosfera tetra del virus, mi sono venute in mente delle canzoni, non perché scritte sul virus (tutte sono state scritte in momenti che nulla, dal punto di vista sanitario avevano a che fare con questi tempi difficili).
Però qualche analogia, qualche verso mi ha rimandato a quelle canzoni, vuoi perché saprebbero raccontare proprio oggi questi giorni, vuoi perché alcune di esse possono essere prese come riti propiziatori di protezione e di liberazione.
E quindi mi cimento in questo tentativo di raccogliere quei brani, raccontando in breve perché mi abbiano ispirato queste riflessioni.
Parte prima: il racconto
Una canzone canta un morbo e mi è subito venuta in mente: La peste di Giorgio Gaber (da Anche per oggi non si vola, 1974), scritta con Sandro Luporini, parla della diffusione del male e della paura e della possibile reazione di cinismo che l'abitudine ai morti quotidiani può portare. https://www.youtube.com/watch?v=pzEIFOz-axY
In Far finta di essere sani (title track dell'album omonimo, 1973) Giorgio Gaber sembra rivolgersi a coloro che ancora oggi non capiscono, che fanno finta di niente, come se il virus non li riguardasse. Forse sono, da qualche parte nel cervello e nell'anima, più malati dei contagiati...
https://www.youtube.com/watch?v=-cGMRHkv458
L'atmosfera dei tempi che stiamo vivendo è magistralmente descritta da Gianmaria Testa, mancato davvero troppo presto, dopo una decina di dischi bellissimi...
Nella sua Povero tempo nostro, lo scenario descritto vale per il coronavirus come per il disastro ambientale che come genere umano stiamo compiendo. Un brano intenso e appassionato, pubblicato nell'album postumo Prezioso (2019).
https://www.youtube.com/watch?v=1Emxxfc0GKs
L'atmosfera un po' allucinata e surreale che stiamo vivendo è ben cantata anche da Francesco De Gregori, nei due brani che ho scelto: Cose (da Miramare 19.4.1989), in cui nella strofa finale compaiono le parole da brivido "Come l'apocalisse, in un racconto di fantascienza" https://www.youtube.com/watch?v=FOTwteAXNXc
e Adelante! Adelante! (da Canzoni d'amore, 1992), sulla diffusione velocissima da una parte all'altra d'Italia, come se viaggiasse su "un autotreno carico di sale lungo la Statale" e "il destino è distante, alla fine dell'avventura". https://www.youtube.com/watch?v=-1tY1lp81D8
La solitudine in particolare è cantata molto bene nella struggente Polvere di gesso di Gianmaria Testa (da Lampo, 1999, ma presente anche in Valzer di un giorno, 2000, in altra versione e reperibile in altre bellissime registrazioni dal vivo, tutte diverse una dall'altra). https://www.youtube.com/watchv=1KONfCArFKk
https://www.youtube.com/watch?v=3YUqvVj_oWk
https://www.youtube.com/watch?v=GMYxfDiu7Y4
Quella al coronavirus è una vera e propria guerra, che a Codogno e negli altri comuni del lodigiano e a Vo (zona rossa iniziale) ha visto schierare anche l'esercito.
E allora non c'è niente di meglio de Il morale delle truppe di Max Manfredi (da Luna persa, 2008). Inquietante nei suoi versi: "il nemico è dappertutto, il nemico siamo noi", ma anche molto vera, purtroppo.
https://www.youtube.com/watch?v=B-rmDGhP_oQ
E in questa guerra, le vittime principali sono persone deboli, perché già malate o perché anziane: come non pensare a una dedica a loro? Il pensionato di Francesco Guccini (da Via Paolo Fabbri 43, 1976) è una delle poche canzoni dedicate a un vecchio, in questo un vicino di casa di Guccini. Struggente e delicata, ispirata a un rispetto quasi sacrale della vecchiaia. E il funerale, accennato nella conclusione della canzone, di questi tempi non si può nemmeno fare.
https://www.youtube.com/watch?v=M5MrR3s7Sbo
E come dimenticare gli operai e le operaie, costretti al lavoro spesso senza le doverose protezioni fornite dai titolari d'impresa? Quindi essi divengono possibili veicoli passivi e attivi del virus, cioè sono costretti a fare quello che non si deve assolutamente fare... Pare che abbiano trovato un accordo Confindustria e sindacati, speriamo che non sia troppo tardi. E comunque a loro dedico Vincenzina e la fabbrica, struggente brano di Enzo Jannacci (da Quelli che, 1975): "Vincenzina davanti alla fabbrica/come se non ci fosse che fabbrica/Hai sentito anche odor di pulito".
https://www.youtube.com/watch?v=B8EBWfU-I9A
E la vita al tempo del coronavirus sembra raccontata da Paolo Conte in Questa sporca vita, interpretata anche da Jannacci come cover, presente nell'album Paolo Conte del 1974.
https://www.youtube.com/watch?v=qdNyCZJtQMg
Ma forniscono sprazzi suggestivi anche Discanto di Ivano Fossati (da Discanto, 1990),
https://www.youtube.com/watch?v=nNYRy93JiEY
E camminare di Franco Fanigliulo (da Mi ero scordato di me, 1977), una delle poche cose che si possono far in questi giorni, in perfetta solitudine, che permette di scoprire il silenzio e la bellezza nascosta della natura intorno a casa, immersi nelle proprie malinconiche riflessioni.
https://www.youtube.com/watch?v=ICWxd7zRq8g
E a volte magari ti prende un'Illogica allegria (ancora Gaber in Pressione bassa, 1980 e in Io non mi sento italiano, 2003), di cui apprezzo anche la cover dei La Crus (in Crocevia, 2001).
https://www.youtube.com/watch?v=1ekETD4P97I
E i giorni se ne vanno, uno dopo l'altro, da celebrare con Un altro giorno è andato di Francesco Guccini (da L'isola non trovata, 1970),
https://www.youtube.com/watch?v=7mkUESvqhgo
magari dopo uno Shampoo pomeridiano (Giorgio Gaber, canzone presente in vari album e versioni, di cui la prima è in Dialogo tra un impegnato e un non so, 1972).
Per sorridere un po' anche, che male non fa.
https://www.youtube.com/watch?v=1RRt_3iU5Os
Ma il tempo del coronavirus, più che del sorriso, è il tempo della riflessione. Tempo anche di bilanci e di scelte, su ciò che davvero vale la pena di fare e quello che invece si può eliminare, anche nel rapporto di coppia.
E qui ci vengono incontro Canzone quasi d'amore di Francesco Guccini (da Via Paolo Fabbri 43, 1976), sulla noia degli amori stanchi e trascinati,
https://www.youtube.com/watch?v=vcINAqnH1Uo
e Marco e Giuditta, brano commovente e molto intenso, sussurrato come una poesia da Franco Fanigliulo (in Io e me, 1979), sul vero senso dell'amore, che è ineffabile e si realizza nel momento in cui è vissuto.
https://www.youtube.com/watch?v=dYTqkKvOLJE
Parte seconda: Riti propiziatori di protezione e di liberazione
La prima che mi è venuta in mente come scacciavirus è Attenti al lupo di Lucio Dalla (da Cambio, 1990), "Amore mio è arrivata l'estate", il tempo della speranza di vivere senza il virus;
https://www.youtube.com/watch?v=kFfhBX7ET-4
ma la più preziosa è l'invocata protezione di Ovunque proteggi di Vinicio Capossela (dall'album omonimo, 2006). È un brano di rara bellezza e intensità, da immaginare abbracciati con chi si ama e non vive con noi. E quell'abbraccio quando tornerà sarà davvero come il tempo dell'incanto che ritorna.
https://www.youtube.com/watch?v=wx44rJvd7VY
La più rituale è senz'altro Libera nos domine, scritta come una sorta di litania invocativa e liberatoria da Guccini (in Amerigo, 1978).
https://www.youtube.com/watch?v=KWGw6LIPlXI
Liberatoria anche La strega di Roberto Vecchioni (da Montecristo, 1980), soprattutto laddove dice "Fuori dai piedi fuori di casa, casa mia".
https://www.youtube.com/watch?v=ccwetKplkys
Giungono poi Segnali di vita, di Franco Battiato (da La voce del padrone, 1981)
https://www.youtube.com/watch?v=9CYbJEBf0WU
e il ritorno alla normalità con Ma il cielo è sempre più blu, 45 giri del 1975 di Rino Gaetano. Auspicando che "chi vive in baracca" possa avere un riscatto dalla sua condizione, così come chi oggi non può starsene in casa perché la casa non ce l'ha proprio.
https://www.youtube.com/watch?v=sdDikNjpfYY
E il tempo del riscatto è cantato con toni surreali da Franco Fanigliulo in A me mi piace vivere alla grande (da Io e me, 1979).
https://www.youtube.com/watch?v=Yf4Rs_z9yz8
Canta il riscatto anche Viva l'Italia di Francesco De Gregori, un'Italia con tanti problemi che non dovranno essere dimenticati dopo il virus, ancora attualissimi dopo tanti anni (da album omonimo, 1979).
Un'Italia piena come sempre di contraddizioni, in cui coesistono gesti di generosità e di dedizione instancabile agli altri e superficialità e sciacallaggio speculativo.
https://www.youtube.com/watch?v=kMx2YGkKUqQ
Ma la salvezza può arrivare solo nello stare da soli, spiegava Fabrizio De André, introducendo nei concerti Anime salve (da album omonimo, l'ultimo, del 1996). Il titolo dell'album e del brano citato "si rifa all'etimo delle due parole anima e salvo e vuole mantenere il significato originario di spirito solitario", spiegava Faber. La solitudine, nel suo caso era "dettata da una scelta autonoma di non stare nel mucchio, sola condizione per non essere contaminati da passioni di parte" (vedi Come un'anomalia, a cura di Roberto Cotroneo, p. 256).
https://www.youtube.com/watch?v=0Dg4_camGyY
E questo tempo di salvifica solitudine deve portare a riflessioni profonde su che cosa verrà dopo.
Una riflessione sul significato della libertà, per esempio, messo molto in discussione in questi giorni: mai più potrà coincidere con l'egoismo del Faccio quello che mi pare, anche se qualcuno continua a praticarlo. Ci viene in aiuto ancora Giorgio Gaber con La libertà (da Dialogo tra un impegnato e un non so, 1972). "Libertà non è star sopra un albero -che teoricamente si potrebbe anche fare senza far danni-/non è neanche avere un'opinione/libertà non è uno spazio libero/libertà è partecipazione".
E allora partecipiamo tutti con consapevolezza e coscienza a sconfiggere il virus e ciò può accadere solo isolandolo.
https://www.youtube.com/watch?v=7lvjscnHpGc
E anche una riflessione sul tempo è doverosa. Ci aiuta la bellissima e accorata C'è tempo di Ivano Fossati (da Lampo viaggiatore, 2003).
https://www.youtube.com/watch?v=e1xOUFi9VRo
E l'auspico finale è che torni un Raggio di sole (Francesco De Gregori nell'album De Gregori, 1978).
https://www.youtube.com/watch?v=GaRsTq-W50Q
E che la notte non sia un incubo, ma bella e intensa come Una Notte in Italia (Ivano Fossati in 700 giorni, 1986).
https://www.youtube.com/watch?v=nNx5j08Lieo
Grazie di cuore a chi è arrivato fin qui...