La sua vita è un romanzo, a cominciare dal suo imbarco su una nave come mozzo a soli 11 anni. Di nave in nave, sale su una diretta verso l'Australia, scoprendo solo agli antipodi di Marsiglia che si trattava di una nave pirata. In qualche modo si tratta di un'esperienza formativa, perché Alexandre ne uscirà cambiato. Ritornerà a casa a sedici anni, malato, in compagnia di un anarchico, gran lettore di libri, sui quali lo stesso Jacob si forma. Che cosa poteva scaturire da una formazione di pirata anarchico? Un ladro per scelta, come egli stesso confessò nel processo che lo condannò all'ergastolo. http://it.wikipedia.org/wiki/Alexandre_Jacob
Un Robin Hood degli anarchici: rubava ai ricchi borghesi per finanziare il movimento anarchico francese, una sorta di personale lotta di classe, con un curriculum di 150 furti in tre anni, una condanna all'ergastolo da scontare alle Guyane, nel famigerato carcere della Cayenna (perché dalle prigioni precedenti aveva sempre tentato di fuggire in modo rocambolesco, con ben 17 tentativi di evasione). Grande interprete di travestimenti (gli riusciva bene, curiosamente, quello da prete: dei preti la gente si fida e lui ne approfittava...) era coadiuvato da un rospo, utilizzato come palo. Non si trattava di un vezzo, ma semplicemente di un sistema sicuro: il rospo semtte di gracidare quando sente qualcuno avvicinarsi. Sarà stato in amore, il rospo, la sera che Alexandre viene catturato.
Graziato nel 1928, rientra in Francia, dedicandosi a una vita non più di furti, ma di anarchia sì. Muore suicida con la morfina nel 1954, all'età di 75 anni, per farsi beffe della vecchiaia:
Lasciò una lettera in cui scrisse:
« …Ho vissuto un'esperienza piena di avventure e sventure, mi considero soddisfatto del mio destino. Dunque, voglio andarmene senza disperazione il sorriso sulle labbra e la pace nel cuore. Ho vissuto. Adesso posso morire. P.S. Vi lascio qui due litri di vino rosato. Brindate alla vostra salute. » |
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