Non so perché, ma a leggere questo libro di Amelie Nothomb mi è venuta in mente una canzone di Giorgio Gaber, una delle utime che ha scritto, I mostri che abbiamo dentro.
La canzone dice così:
"I mostri che abbiamo dentro/che vagano in ogni mente/sono i nostri oscuri istinti/e inevitabilmente/dobbiamo farci i conti. [...] I mostri che abbiamo dentro/ci spingono alla violenza/che quasi per simbiosi/si è incollata/alla nostra esistenza. [...] I mostri che abbiamo dentro/ci inculcano idee contorte/e il gusto sadico e morboso/di fronte a immagini di morte. La nostra vita cosciente/la nostra fede nel giusto e nel bello/è un equilibrio apparente/che è minacciato/dai mostri che abbiamo nel nostro cervello".
La canzone è durissima, ma molto bella e io ho sempre pensato che si riferisse anche al cancro che lo stava divorando.
Ne Le Catilinarie il mostro in effetti c'è: uno scocciatore obeso e deforme, Bernardin, incapace di dialogare e di godere qualsiasi aspetto della vita.
Certe sue spigolosità ricordano un altro obeso della Nothomb, il Pretextat Tach di Igiene dell'assassino.
E anche qui c'è un confronto serrato fra le vittime predestinate e il mostro. Ma Bernardin è un mostro silente, non ha la parlantina aggressiva di Tach. Le vittime predestinate sarebbero due coniugi felici di trasferirsi in campagna, amanti della natura e dei fiori, messi in crisi dall'incontro con questo vicino ossessivo, che va a trovarli sempre alla stessa ora, come in una specie di persecuzione.
Ma i colpi di scena sono sempre tanti e imprevedibili nei libri non biografici di Amelie. E anche qui ce ne sono almeno tre che lasciano il segno. Naturalmente non li rivelo per non guastare il gusto della sorpresa, costruita magistralmente da Nothomb. Della struttura dirò solo che è una narrazione in flashback di eventi accaduti un anno prima. C'era la neve allora e anche adesso nevica, è questo il semplice meccanismo che mette in moto il racconto di uno dei protagonisti. Apro una parentesi:
e poi ho pensato che sarebbe bello leggere i libri con dentro il tempo atmosferico uguale a quello che c'è fuori; per esempio, questo, leggerlo quando nevica o è appena nevicato. Pensate leggere I morti di Joyce mentre sta nevicando. O, perdonatemi il paragone, leggere il mio La schiuma della memoria con la neve fuori per strada. Fine della parentesi.
Dirò anche che il titolo della Nothomb fa riferimento a una citazione della voce narrante, ex professore di greco e latino in un liceo francese.
E le sue catilinarie sono i lunghi monologhi a cui è costretto dal mostro.
I mostri, sembra dirci la Nothomb (che mi pare anche ossessionata in qualche modo dall'obesità che descrive come orrore deforme) sono a volte molto più vicini di quello che pensiamo.
E la quotidianità nasconde l'orrore. E l'orrore quotidiano è descritto da Nothomb sempre con grande verve ed efficacia. E i mostri esterni a noi, a volte, tirano fuori il mostro che c'è in noi. Tutto torna, adesso. Ecco perché mi è venuta in mente I mostri che abbiamo dentro di Gaber.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
giovedì 23 giugno 2011
Le Catilinarie
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento