Il 28 maggio 1836 nacque a Cellere Domenico Tiburzi. A 16 anni era già ricercato per furto, a 31 anni uccise per la prima volta un uomo. Si trattava di Angelo Del Bono, guardiano del marchese Guglielmi, che lo aveva multato per aver raccolto una bracciata di fieno nei terreni del marchese. Con la latitanza inizia la sua storia di bandito. Arrestato nel 1869 e condanato a 18 anni di galera, ne fuggì nel 1872, divenendo il più famoso brigante di Maremma, una leggenda per i grossetani. Divenne un eroe popolare, il brigante buono e soccorrevole che uccideva "perché fosse rispettato il comando di non uccidere". Eliminò, infatti, molti briganti che si erano distinti per la loro prepotenza e cattiveria, quando capì che non sarebbe riuscito con la persuasione a ridurli a più miti comportamenti. Egli distingueva bene la legge dalla giustizia e lui stesso si era nominato protettore della giustizia anche contro la legge, che in quell'epoca era quella del Regno d'Italia dei Savoia.
Da "bravo" brigante era diventato una sorta di Robin Hood delle paludi, aveva istituito una tassa sul brigantaggio per i nobili ed i ricchi possidenti terrieri, che tenevano in pugno l'economia agricola della zona; per gli insolventi la punizione era l'incendio, tipico mezzo di reazione antipadronale dei braccianti maremmani.
Tiburzi donava una parte del denaro ricavato dalla tassa di protezione ai familiari dei meritevoli briganti uccisi e con un'altra pagava il sostentamento per i più poveri e per i contadini e gli artigiani che non riuscivano a sbarcare il lunario. D'altronde aveva uno spirito umanitario, anche se un po' particolare. Fu ucciso nel 1896, dopo 24 anni di latitanza, dal Regio esercito, a fucilate.
Di Tiburzi si conoscono i delitti, quelli che risultano negli archivi. Ma nessun archivio riporta, di un brigante, le manifestazioni positive; altrimenti non si spiegherebbe l'ammirazione da parte di tanta gente del popolo. Infatti il prete voleva negare al brigante il funerale e la sepoltura in terra consacrata ma la ostinata popolazione di Capalbio, sdegnata da tale decisione, richiese per il paladino dei diritti dei più deboli un’onorata sepoltura in terreno consacrato. Si arrivò così ad un compromesso: "mezzo dentro e mezzo fuori dal cimitero". Quindi si scavò la fossa proprio dove si apriva il cancello d'ingresso originario e gli arti inferiori restarono dentro - come vuole la tradizione - mentre la testa, il torace (e dunque l'anima) rimasero fuori.
Nel 1996, a cento anni dalla morte, Paolo Benvenuti gli ha dedicato un film, intitolato semplicemente Tiburzi.
A lui sono stati dedicati vari libri. Nel link sottostante ne compare una breve rassegna.
http://www.unilibro.it/find_buy/findresult/libreria/prodotto-libro/argomento-tiburzi_domenico_.htm
La tomba di Tiburzi al cimitero di Capalbio
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
sabato 28 maggio 2011
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