Lunedì scorso 22 novembre un nuovo stop, il mondo dei lavoratori della cultura si è fermato (il 12 era toccato a musei, fondazioni, enti culturali).
Chiusi i cinema, i teatri, i set cinematografici, i siti archeologici. Uno sciopero degli artisti e degli artigiani dello spettacolo e della cultura contro i poderosi tagli nel settore culturale e dello spettacolo. Il dramma di Pompei parla, anzi, urla disperatamente, con le sue rovine. Come dire: la realtà opposta al reality. La cultura è una risorsa per un paese come l'Italia e molti, checché ne dica il ministro Tremonti, riempiono il panino con la Divina Commedia e dintorni; ma è una risorsa del tutto particolare, che diviene tale solo se si è capaci di investire su di essa, di innovare, di darle una prospettiva per il futuro. Il ruolo dello Stato non è surrogabile. E valorizzazione non è quella spacciata per tale dal dirigente Resca, ex Mc Donald, cioè collegata ai biglietti venduti e al numero di clienti. Valorizzare la cultura significa immaginare il possibile, significa credere nella crescita culturale, significa collegare i vari elementi culturali fra di loro. E cultura è anche il mondo della conoscenza: la scuola, la formazione, l'università, la ricerca. E l'Associazione per l'economia della cultura, presieduta da Innocenzo Cipolletta (ex Confindustria, noto covo, dunque, di comunisti rivoluzionari e biecamente statalisti?) scrive all'inizio di uno studio che analizza la tendenza degli investimenti culturali in Italia (31% in meno in dieci anni): "In Francia, Germania, Stati Uniti, i finanziamenti statali hanno tenuto e sono anzi lievemente aumentati proprio per il ruolo anticiclico attribuito agli investimenti culturali".
Insomma, abbiamo finalmente capito che cos'è la cultura per Tremonti: un panino imbottito, meglio se di Mc Donald, la globalizzazione è moderna, lo spettacolo deve continuare. Probabilmente, per spettacolo, il ministro ("una minestrina", direbbe Totò) intende la pubblicità, l'u nica cosa che conta per vendere. Sul resto può calare definitivamente il sipario.
Quindi, un'altra rosa per la cultura, per tenerlo ben aperto, quel sipario.
Il blog di Mattia Toscani, il blog del romanzo La schiuma della memoria, La rosa della settimana
La schiuma della memoria
Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.
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