Il teatro è libertà, c'era scritto su un lenzuolo appeso a una grata con filo spinato. Eravamo nel greto del torrente Parma, domenica scorsa, 29 maggio. Era la scritta che accoglieva il pubblico della transizione al teatro del laboratorio di teatroterapia di questi mesi, l'atto conclusivo di un lavoro di gruppo bello ed emozionante, dal titolo Quattro elementi e cinque sensi per un'ecologia delle emozioni
Lo sfondo drammaturgico del laboratorio era costituito da uno
scenario delle origini.
Quattro elementi:
Terra, Acqua, Aria, Fuoco, vale a dire gli elementi fondamentali secondo la filosofia
presocratica, rimasti nella tradizione occidentale come modo di interpretare il
mondo e di orientarsi in esso;
Cinque sensi per
percepire il mondo: Vista, Udito, Tatto, Gusto e Olfatto.
Nel mondo contemporaneo dell'immagine nel quale viviamo, siamo
davvero sicuri di sapere ancora che cosa significhi "guardare"? O il
bombardamento d'immagini fa assopire il più
oggettivo dei sensi? E siamo poi così
sicuri che ciò che vediamo sia più oggettivo dei suoni che
udiamo, dei profumi che ci stuzzicano il naso, di ciò che possiamo toccare?
Come possiamo utilizzare i nostri sensi per esplorare il mondo della Terra,
dell'Acqua, dell'Aria, del Fuoco?
Queste domande aprono possibilità esplorative, dischiudono
emozioni che possono essere le tappe di un viaggio che ha per obiettivo quello
di guadagnare un nuovo sguardo sul mondo, entrando in contatto con gli elementi
primigeni attraverso la relazione teatrale, quindi estetica ed artistica, e con
gli altri. L'improvvisazione spontanea e guidata è la tecnica trasversale a
tutti gli incontri.
Il corpo diviene così strumento di questa relazione, diviene
memoria dell'azione teatrale, diviene corpo espressivo e pensante. Il corpo
pensante, superando il dualismo pensiero/materia, ci mette di fronte a noi
stessi, alle nostre risorse, ai nostri limiti, alla nostra possibilità di
andare oltre i paradigmi che ci orientano. Una nuova bussola, da conquistare e
successivamente portare con sé.
Dopo dieci tappe, dieci incontri di lavoro, il gruppo ha scelto di mettersi in scena: è un atto di generosità, di dono espressivo ed emotivo.
L'ingresso era gratuito e riservato agli invitati, che sono stati
i testimoni della transizione.
La performance si è sviluppata come un percorso nel greto, con alcune azioni corali e azioni teatrali individuali o a coppia. Un'ora e mezzo di teatro e di cammino nel greto: lo scopo della transizione è far conoscere ad amici e persone amate il senso del laboratorio e del lavoro su di sé; oltre a questo, sono state invitae alcune persone interessate alla teatroterapia per il laboratorio del prossimo anno. Anche il pubblico, avendo queste caratteristiche, deve stare al gioco, essere disponibile a seguire le azioni, non sempre tecnicamente perfette e non sempre con ritmi adeguati. Ma lo spirito deve essere, per tutti, quello di scoprire, ascoltare, cercare di entrare in sintonia con il lavoro, che è comunque artistico e teatrale, in uno scenario suggestivo, per certi versi simile a un deserto (avete presente un torrente quasi in secca?).
Dopo la transizione, il gruppo e alcuni amici si sono fermati a mangiare in un prato ciò che avevano portato da casa. Ognuno col suo piatto, le sue posate, il suo bicchiere, per evitare di produrre rifiuti.
Bevande rigorosamente naturali: acqua, succhi di frutta e, come si conviene alle belle occasioni conviviali, del buon vino.
E' stata una giornata lunga, luminosa e bellissima.
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e in particolare ai dodici "transitori", che mi donano ogni anno emozioni e la sensazione di essere presente nelle cose e nelle situazioni.
Con umiltà, con semplicità, con verità. La verità del teatro.
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