Sin da giovanissima svolge attività illegali contro il fascismo, facendo la staffetta del comando militare. Nel 1942, studentessa del liceo classico Mamiani, entra nell'organizzazione clandestina del Pci.
Si iscrive alla facoltà di fisica dell'Università di Roma e, dopo l'armistizio, partecipa alla battaglia per la difesa di Roma. Aderisce poi ai Gap, Gruppi di azione patriottica, con il nome di battaglia di "Rosa", nella formazione guidata da Franco Calamandrei, della quale fanno parte anche Carla Capponi, Rosario Bentivegna, Luigi Pintor, Carlo Salinari.
Partecipa a varie azioni armate contro i tedeschi, tra cui, il 23 marzo 1944, l'attacco contro una compagnia della polizia tedesca in transito su via Rasella, durante il quale “Rosa” ha il compito di “coprire”, armata, Bentivegna e la Capponi. L'attacco provoca la morte di 42 militari tedeschi e due civili italiani, nonché la rappresaglia delle Fosse Ardeatine.
Viene condannata a morte dal tribunale di guerra nazista come criminale comune. Dopo il tradimento di Guglielmo Blasi, e prima che questi ne rivelasse l'appartenenza ai GAP, la Musu, fingendosi malata con arti teatrali, riesce a farsi trasferire in un ospedale, da dove, a fine maggio, riesce ad evadere.
Nel dopoguerra continua l'attività politica nel PCI, lavorando per anni con Enrico Berlinguer, suo conterraneo, nella Federazione Giovanile Comunista Italiana.
Diventa giornalista professionista, lavora a Paese Sera e a L'Unità; per conto di questi quotidiani è stata inviata a Praga nel 1968, in Vietnam, in Mozambico, in Palestina e in America latina. Posti poco rassicuranti, ma il coraggio, già l'aveva dimostrato, non le mancava.
È stata membro del Direttivo nazionale dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (ANPI) ed è anche stata per molti anni consigliere comunale per il PCI a Roma.
E' morta a Roma nel 2002, all'età di settantasette anni. Oggi ne avrebbe compiuto ottantasei.
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