Mario Monicelli, uno dei maestri della commedia del cinema italiano, lunedì sera, 29 novembre scorso, si è suicidato buttandosi da una finestra della stanza dell'ospedale in cui era ricoverato.
A 95 anni.
95 anni passati a girare film e a riflettere sulla società italiana, con toni molto forti e preoccupati negli ultimi anni.
Nel febbraio 2010, in occasione della manifestazione del "popolo viola"contro Berlusconi, le sue parole furono forti: un invito a spazzare via tutti, tutta la classe dirigente, non solo politica di questo paese ("quelli sono i peggiori, ma non è sufficiente"), ma anche nella sanità, nell'istruzione; un invito a tenere duro, perché la speranza di un riscatto degli onesti non deve abbandonare gli intenti di chi desidera cambiare lo stato delle cose.
Nel febbraio 2010, in occasione della manifestazione del "popolo viola"contro Berlusconi, le sue parole furono forti: un invito a spazzare via tutti, tutta la classe dirigente, non solo politica di questo paese ("quelli sono i peggiori, ma non è sufficiente"), ma anche nella sanità, nell'istruzione; un invito a tenere duro, perché la speranza di un riscatto degli onesti non deve abbandonare gli intenti di chi desidera cambiare lo stato delle cose.
Fra i suoi film mi piace ricordare I soliti ignoti (1958), I compagni (1963), L'armata Brancaleone (1966), Romanzo popolare (1974), Amici miei (1975), Un borghese piccolo piccolo (1977), I nuovi mostri (1977), Amici miei atto II (1982), Speriamo che sia femmina (1986), Parenti serpenti (1992).
Forse quest'ultimo è il suo film più acido, che fotografa una società italiana completamente trasformata, in cui i vecchi sono solo un peso di cui liberarsi, in cui il cinismo ha preso il posto dell'affetto.
Vorrei ricordare anche il suo impegno a Genova nel 2001, nella regia collettiva del film sulle manifestazioni contro il G8 a Genova, Un altro mondo è possibile. I suoi colleghi dicevano di lui che era il più vecchio, ma per energie e curiosità e motivazioni nell'essere lì, sembrava il più giovane, il più vicino ai ragazzi che affollavano le strade.Aperto alla speranza di un possibile cambiamento fino alla fine, aperto alla speranza di una Rivoluzione.
Nel suo sito ufficiale, al momento in cui scrivo non ancora aggiornato sulla sua morte, scrive come epigrafe di invito: "Nutre la mente soltanto ciò che la rallegra", una frase di Sant'Agostino.
Probabilmente, riteneva che nulla avrebbe potuto più nutrire la sua mente, a 95 anni e in quelle condizioni. Così ha deciso di farla finita, con un gesto cinematografico e clamoroso, nel suo stile un po' burbero.
Scatenando la solita ridda di idiozie sul suicidio e sul rispetto della vita, in special modo, guarda un po',in Parlamento. Il suicidio non è solo un gesto di disperazione, è anche atto estremo di dignità, quindi da rispettare. Ricordo altri suicidi che hanno compiuto il gesto estremo con grande dignità: Socrate, Seneca, Cesare Pavese, Primo Levi.
Un gesto di solitudine, certo, ma anche un ultimo atto di ribellione al mondo.
Per questo attribuisco a Mario Monicelli la rosa della settimana.
E un brindisi con un bicchiere di lambrusco, frizzante e verace come il nostro Mario.
Buonanotte Mario, buonanotte a tutti
Mattia
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