"Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia di ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo tubi di dentifrico schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d'imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi d'una ricorrente impurità. Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato d'un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.
Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede: fuori dalla città, certo; ma ogni anno la città s'espande, e gli immondezzai devono arretrare più lontano; l'imponenza del gettito aumenta e le cataste s'innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto. Aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza, resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E' una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne.
Il risultato è questo: che più Leonia espelle roba, più ne accumula; le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere [...]
Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo, se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai d'altre città, che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti. Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini fra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano."
Se non sapessimo che si tratta di un brano scritto da Calvino nel 1972, facente parte de Le città invisibili, potrebbe essere una cronaca con nomi camuffati dalla Campania.
Il disastro dei rifiuti a Napoli e Caserta è completo, ma non ci sono rimedi a breve, forse nemmeno a medio termine. Le province limitrofe sono già quasi piene dei propri rifiuti; l'unica regione che ha dichiarato disponibilità ad accogliere i rifiuti napoletani è stata la Toscana (prima o poi troveremo sul calendario "Santa Toscana"). Il ciclo dei rifiuti non si risolve coi termovalorizzatori, comunque, che richiedono ugualmente discariche, solo più piccole di quelle che raccolgono i rifiuti residui dopo il recupero da raccolta diffrenziata. Il ciclo rifiuti si risolve con l'utopia praticabile "zero rifiuti" ( e se ci provano a San Francisco, California, non si vede perché noi si dovrebbe essere meno utopisti), cioè differenziando al massimo e recuperando la frazione residua con appositi impianti di trattamento meccanico biologico (sul modello di quello funzionante a Vedelago, in provincia di Treviso), fino a produrre col residuo non differenziabile e riciclabile un triturato pellettato utilizzabile al posto della ghiaia (con notevole risparmio ambientale anche relativamente alle cave in alveo di fiume!).
E sullo smaltimento dei rifiuti tossici del nord ad opera delle ecomafie, rimando oltre che al pluricitato Gomorra di Saviano, anche all'ottimo Nordest, di Massimo Carlotto e Marco Videtta (e/o edizioni), un noir molto istruttivo.
Continuare a pensare di bruciare i rifiuti, fosse anche per ricavarne energia (ma dovrebbero anche spiegarmi quanta se ne consuma nella raccolta, nella preparazione del rifiuto come combustibile e nella bruciatura stessa per farmi capire se il bilancio energetico è davvero conveniente...), è semplicemente grottesco. Uno dei possibili inizi della riconversione ambientale ed eco-logica dell'economia potrebbe essere proprio questo, considerare i rifiuti come le miniere della contemporaneità, da cui estrarre materiali da reimpiegare in altri cicli produttivi, invece di costruire montagne artificiali o riempire enormi crateri appositamente realizzati.
La questione dei rifiuti di Napoli, oltre a essere apocalittica per le visioni quasi surreali e da incubo che ci presenta davanti agli occhi, è anche il sintomo più evidente della truffa mediatica propinataci giorno dopo giorno da questo governo, incarnata dalla coppia di ferro Berlusconi/Bertolaso, dai rifiuti della Campania (di cui l'ingegnere è stato gestore per due anni senza risolvere alcunché, anzi, peggiorando la situazione già critica ereditata) al centro storico di L'Aquila, già dimenticato dopo i proclami e le passerelle iniziali. E anche lì siamo al punto di prima.
Buonanotte e differenziate bene, mi raccomando
1 commento:
Pedro Cano ha prodotto diversi dipinti about "Le città invisibili". Desidero citarlo per amore dell' arte.
Igienizzare, disinfettare la mente e aprirla alla cultura dell' ecologia. Operazione titanica.
Quanti chili di spazzatura insidiano il pensiero...
Qualche volta è necessario sentirsi diminuiti, mi dico.
Elisa
Posta un commento