Ero molto indeciso a chi attribuire la rosa questa settimana.
Quindi alla fine ho deciso di spartirla fra due persone che, con eleganza e stile, hanno saputo dire no all'imperatore.
In ordine di tempo la precedenza va data a Milena Gabanelli, la conduttrice di Report.
A parte il fatto che è l'unica, davvero l'unica, trasmissione televisiva che io segua, perché fa giornalismo d'inchiesta e dà un senso al servizio pubblico televisivo, la rosa va a Milena perché ha reagito con eleganza ammirevole alle reazioni scomposte dell'imperatore premier, che male ha digerito l'inchiesta sulla reggia di Antigua (d'altra parte, a un imperatore non può che competere una reggia vero?).
Il cavaliere premier ha dato mandato all'avvocato Lepri (si chiama così davvero) di "procedere in sede giurisdizionale a chiedere integrale risarcimento dei danni" legati alla diffusione del servizio inchiesta. Il giudizio sarà "promosso contro tutti i responsabili dell'illecito" (il processo l'ha già fatto lui, quindi ha già stabilito che si tratta di un illecito). La risposta di Milena Gabanelli è stata la seguente: "Se Berlusconi si sente diffamato ha tutto il diritto di citarmi. Io mi difenderò nelle sedi competenti. Dico però che mentre lui può portarmi in tribunale, io non potrei farlo e questa è la differenza fra me e lui". Evidente, ma davvero elegantissimo, il riferimento alle varie leggi che garantiscono l'immunità/impunità all'imperatore (altrimenti che imperatore sarebbe?). Questione di stile.
La rosa deve essere spartita con Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica.
Premetto che non amo particolarmente questo Presidente, che ritengo abbia sottovalutato la portata e la pericolosità di varie leggi da lui sottoscritte. Il "mio" presidente rimane Pertini e dopo di lui c'è Scalfaro, in ordine di preferenza. Ma stavolta Napolitano merita un applauso, o meglio, una rosa. Ha scritto una lettera al presidente della commissione affari costituzionali, Carlo Vizzini, per intervenire sul merito della legge costituzionale, attualmente in discussione, che sospende i processi del Presidente della Repubblica e del presidente del consiglio (tutto minuscolo), poiché la norma prevederebbe che la semplice maggioranza parlamentare autorizzi l'immunità del Presidente della Repubblica. Per Napolitano tale norma è viziata da palese irragionevolezza, vale a dire un vizio formale che obbligherebbe il capo dello Stato a non promulgare la legge. Affidando il destino processuale del Presidente della Repubblica alla maggioranza semplice, di fatto si finisce con il metterlo sotto tutela, quindi si riduce l'indipendenza del Presidnte della Repubblica nell'esercizio delle sue funzioni.
Non un cavillo giuridico, ma un principio sacrosanto: il Presidente della Repubblica è super partes, non di una parte.
E con eleganza ha detto all'imperatore di non coinvolgerlo nei suoi tentativi di salvarsi con l'immunità/impunità.
Questione di stile.
La rosa è in buone mani.
George Bernard Shaw aveva già individuato la prerogativa dell'arroganza del potere per legge, quando disse: "La legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale che per qualcun altro".
Mattia, 23 ottobre 2010
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