La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

domenica 8 maggio 2011

Una rosa per la cgil

58% il dato nazionale dell'adesione allo sciopero. Al 50% l'adesione fra i metalmeccanici, che in alcune realtà arriva al 90% e in altre addirittura al 100%. E teniamo presente che i metalmeccanici avevano già scioperato in febbraio. Un segnale forte, importante. 130 manifestazioni in Italia, oltre un milione di persone nelle piazze italiane.
10 000 persone a Parma, non ricordavo da anni una presenza così massiccia in manifestazione. Mi sono fermato in via D'Azeglio, a metà, per veder sfilare tutti: il corteo non finiva più: bello, colorato, pieno di energie. Facce sorridenti, voglia di parlare, anche di ballare al suono del sound system del camion dell'arci. C'era persino un gruppetto che suonava dal vivo dal camion. Il corteo era talmente lungo da distendersi, colorato e allegramente rumoroso da piazzale Santa Croce a Piazza Garibaldi. In piazza ha parlato dal palco il segretario regionale Vincenzo Colla, che ha promesso di non lasciare soli i lavoratori. “L’adesione è stata molto più numerosa di quanto ci aspettavamo” commenta Fabrizio Ghidini, segretario confederale di Cgil Parma. La voglia di stare insieme era diffusa e si percepiva molto bene attraversando il corteo, cosa che ho fatto dopo averlo visto sfilare interamente.
In testa al corteo ci sono i funzionari locali del sindacato.
Seguono subito dopo i lavoratori della Funzione pubblica, dagli impiegati degli enti amministrativi alle cooperative sociali. Numerosi i partecipanti dell’Ausl di Parma e dell’Ospedale Maggiore. Poi i bancari degli istituti di credito locali che hanno il contratto nazionale di lavoro scaduto (quelli di Bancamonte con qualche preoccupazione in più...), insegnanti ed educatrici dei nidi comunali, non solo quelli che passeranno sotto Parma 06, ma anche gli altri che “temono di fare la stessa fine”. E poi il 70% degli impiegati della Chiesi, e gli operai di grandi aziende come Parmacotto e Barilla, che “ogni volta non sanno se arrivano a fine mese”, e quelli della Sidel e di tante altre. Spazio anche al settore della comunicazione, con i poligrafici della Gazzetta di Parma che dal giugno scorso impaginano il quotidiano locale con un contratto di solidarietà, e dello spettacolo: lo striscione dei lavoratori del Teatro Regio non passa inosservato. Dice "Tagli alla guerra/Guerra ai tagli". E sotto lo striscione c'è molta voglia di ballare, fra allegria e indignazione: il Regio precede di qualche metro il camion sound system dell'arci. In coda al corteo, gli studenti universitari, delle scuole medie superiori – “pubbliche”, sottolineano con forza – della città che hanno saltato la scuola per difendere il diritto allo studio e protestare contro i tagli della riforma Gelmini.
In piazza, dopo gli interventi, la manifestazione si chiude sulle note di Bella ciao, nella versione dei Modena City Ramblers, sparata dalle casse del sound system: e di nuovo giovani e meno giovani a ballare.  E' stata una bella mattina, illuminata e scaldata da un sole primaverile. Dalle piazze, quella di Parma e tutte le altre, è salita la richiesta di un investimento sulla cultura, sulla scuola; di una tutela forte e rigorosa dei beni pubblici; di partecipazione alle decisioni in campo economico, sempre più verticistiche e delegate a un club di finanzieri. Soprattutto da queste piazze è venuto un segnale di unità e di ricomposizione fra maschi e femmine, fra diverse generazioni e fra "indigeni" e "migranti". Tutte categorie sociali che la crisi tende a dividere e il governo cerca di mantenere divise. Un bel segnale, dunque, il pensiero di un futuro alternativo al cadaverico presente di solitudine, divisione e precarietà. 
La Cgil ha avuto un mandato, da questo sciopero: essere co-protagonista della costruzione di un modello sociale diverso e alternativo a quello attualmente dominante, un modello basato sulle relazioni, sull'ecologia, sulla conoscenza. A cominciare dai referendum di giugno, non dimentichiamolo.
Qui sotto ci sono le foto scattate da Elisa Lazzarotti. Una cronaca per immagini, che non necessita di altre parole.









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