La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

venerdì 22 aprile 2011

Habemus papam

Nel senso del film di Nanni Moretti. Visto l'altro ieri. Non è un film su qualche papa o sul papa in generale. Non è un film sulla chiesa. Non è un film sulla religione. Incomprensibili le polemiche scatenate anche sul quotidiano Avvenire: probabilmente chi critica il film per l'affronto che farebbe alla chiesa e al papa non l'ha visto. Non che mi interessi molto, chinque avrebbe diritto di girare un film sulla chiesa o sul papa, peraltro, ma va detto comunque: qui si parla d'altro. All'inizio sembrerebbe profilarsi come una sfida fra il papa dubbioso e lo psicanalista d'assalto ("il migliore", come viene definito e si autodefinisce il personaggio interepretato da Nanni Moretti stesso). E' un film sul dubbio di chi ha potere; magari quei dubbi fossero più diffusi nella realtà. Siamo abituati a Presidenti del Consiglio che non hanno mai dubbi, che mai si ritengono comuni mortali, ma sempre e comunque si sentono al di sopra della legge. Il papa Melville, un bravissimo Michel Piccoli, si sente fuori dal mondo e vuole immergersi nel mondo, così se ne va in giro per Roma in borghese, in fuga dai suoi impegni dovuti a un'elezione che non si aspettava e che non voleva. Prende l'autobus ripassando mentalmente un discorso di inzio papato che lo mette in difficoltà, non tanto perché rifugga dalle sue responsabilità, ma proprio perché ne sente il peso e non si sente all'altezza. Si aggira umile fra la folla che se sapesse chi è lo osannerebbe, sfiora i "papaboys" accampati in piazza San Pietro, come invisibile ai loro occhi. Avrebbe voluto fare l'attore, ma non aveva sufficiente talento, comunque conosce Il gabbiano di Cechov a memoria. E' la storia di una crisi, dolente e commovente nel finale. Divertente a tratti, per esempio quando lo psicanalista rimane intrappolato nel Vaticano perché lo vuole la legge dell'elezione del papa: fino a che non pronuncia il discorso di inizio papato, nessuno può uscire e nessuno può dire chi sia. Così il professore, come viene chiamato con cortesia dal cardinali, dopo alcune sfide a scopa e dopo alcune prolusioni sulla depressione nella Bibbia, organizza un torneo di pallavolo fra cardinali, una sorta di campionato mondiale. Ma il torneo si ferma alle semifinali, il papa è rientrato e pare accingersi a iniziare il pontificato, non c'è tempo di continuare. Il suo discorso però gelerà tutti, fedeli che gremiscono ancora, dopo giorni di attesa, la piazza San Pietro e i cardinali raccolti attorno a quello che rinuncerà al pontificato, non ritenendosi all'altezza di una sfida che dovrebbe cambiare molte cose, innovare e assumersi scelte anche scomode, per una chiesa che da un po' di tempo fatica a capire le cose. E in un mondo in cui ben pochi hanno la consapevolezza del proprio ruolo, in cui nessuno esce di scena, si dimette, anche quando dovrebbe farlo, il gesto di rinuncia, annunciato con semplicità, umiltà e sofferenza, è un gesto forte, a suo modo rivoluzionario. Forse è proprio questo il motivo che rende il film indigesto a chi non è abituato a dubitare, a fermarsi a pensare con la sua testa. A dire no. Dire no non basta, è vero, ma è il primo passo per dire dei sì alternativi a quelli che vorrebbe chi invece al potere non rinuncia e lo esercita senza il pensiero del bene comune. I referendum di giugno, proprio per questo, fanno la stessa paura e il governo sta facendo di tutto per disattivarli e disincentivare la partecipazione, sperando nel mancato raggiungimento del quorum. Lì dovremmo dire "" all'abrogazione degli articoli sotto esame, per dire alcuni no e fare incamminare la legislazione verso direzioni diverse: niente nucleare, ma energie alternative; acqua bene pubblico e non appaltato a privati; e potremmo anche dire no a una legge ad personam, quella sul legittimo impedimento, che permette al premier di disertare i processi che lo riguardano e allungarne i tempi. Il papa di Nanni Moretti, invece, dice no per pronunciare il suo al mondo. Ma è un po' la stessa cosa.

1 commento:

Ali e Radici ha detto...

Gli occhi di Michel Piccoli parlano solo nel silenzio... Abbiamo bisogno di guardare il mondo in quel modo... con l'intuito della poesia, con bellezza, con umanità...
Un carissimo saluto.
Elisa