La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

sabato 7 maggio 2011

Dieci gocce

Dieci gocce per controllare l'ansia. "Chi ha paura muore tutti i giorni, chi non ha paura muore una volta sola". L'ha detto Paolo Borsellino, il giudice antimafia fatto fuori insieme alla sua inseparabile agenda che conteneva misteri e probabili collegamenti fra la sfera politica e quella criminale. Per continuare a servire le istituzioni, Borsellino non poteva, non doveva avere paura. L'hanno ammazzato.
Mario, il protagonista di Dieci gocce, l'ultimo romanzo di Giorgio Todde, oculista e scrittore cagliaritano, ha paura e muore un po' ogni giorno. La sua paura l'ha portato all'isolamento, a vivere secondo un sistema rigido di regole severe per proteggersi. Niente amici, niente donne, niente vacanze, niente rischi. L'immobilità come risposta e come strategia. Ma la vita è movimento, l'immobilità è tipica della morte. L'ansia è figlia della paura, paura di non farcela, paura di essere esposti al giudizio negativo degli altri. Le dieci gocce diventano anche molte di più, a seconda dell'intensità dell'ansia, delle crisi di panico e della depressione del protagonista. Che troverà un nuovo equilibrio dopo eventi inattesi e svolte nella sua vita inimmaginabili. Il movimento, il cambiamento si fanno breccia nell'immobilità. L'importante è trovare la dose giusta, ci dice Mario. Detta così sembra una storia molto cupa e deprimente, in realtà non lo è. Il romanzo è leggero, scivola via, forse un po' troppo. Todde prova a dosare ironia e riflessioni, realismo e surrealismo, oltre alle gocce del protagonista, ma il libro stenta a decollare. Un'altra lettura possibile è la rassegna in forma di racconto dei mali dell'uomo contemporaneo. E della donna. Solo le ultime 50 pagine mi hanno davvero portato via, rapito. Forse perché il grottesco sfuma nel poetico. Mi sembra che comunque sia il libro meno riuscito di Todde.

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