La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

giovedì 7 aprile 2011

Fourier e l'utopia

François Marie Charles Fourier nacque a Besançon il 7 aprile del 1772. Fu un filosofo francese, capace di sognare e di inventare nuovi mondi. Le sue utopie rimasero tali, ma le sue idee ispirarono, per esempio, la fondazione della comunità comunista chiamata La Reunion sorta presso l'attuale Dallas in Texas, oltre a diverse altre comunità negli Usa.
Le radici del suo pensiero, che si può definire senz'altro progressista, nel senso pasoliniano del termine, se non rivoluzionario, sono da ricercarsi nell'Illuminismo e in particolare in Jean Lacques Rousseau, soprattutto nel considerare la parità tra uomo e donna e nel nuovo metodo pedagogico, che avrebbe dovuto favorire lo sviluppo libero e creativo dei bambini tramite la scoperta dei loro istinti individuali.
Fourier pensava che lo sviluppo dell'umanità attraversasse sette stadi. Egli affermava che l'umanità si trovava ai suoi tempi tra il quarto periodo (la barbarie) e il quinto (la civiltà). A questi periodi sarebbero seguiti il garantismo e l'armonia. Chissà che direbbe dell'Italia di oggi. Paese civile? Paese garantista? (Forse sì, ma solo per il Sultano in doppiopetto o con la bandana, dipende dai luoghi e dalla compagnia...).
Il pensiero di Fourier affermava che attenzione e cooperazione erano i segreti del successo sociale, e che una società i cui membri cooperassero realmente avrebbe potuto vedere un immenso miglioramento della propria produttività. I lavoratori sarebbero stati ricompensati per la loro opera secondo il loro contributo, con un bonus per chi avesse scelto un lavoro negletto dai più, come la nettezza urbana. Il profitto avrebbe dovuto essere equamente suddiviso fra capitale, lavoro e talento. Chissà che cosa direbbe, ancora, dell'Italia di oggi. Chissà dove collocherebbe il talento.

Fourier critica fortemente la società borghese capitalista del suo tempo, che è fallita perché il libero mercato non ha portato quel benessere che aveva promesso: il mondo capitalista ha ampliato il divario tra pochi che hanno molto e molti che hanno poco. Mi sembrano considerazioni attualissime, sembrano i commenti di un no global agli squilibri economici del mondo contemporaneo.
Il capitalismo ha disumanizzato la società esasperando la competizione individuale e reintroducendo la schiavitù. Ma siamo proprio sicuri di essere approdati al quarto stadio di sviluppo? I migranti, i profughi, i lavoratori in nero, non sono forse, mutata mutandis, gli schiavi dell'età contemporanea? Che esagerato, dirà qualcuno. Ma andatelo a chiedere a qualche migrante disperato o a qualche precario incazzato e poi mi saprete dire come la pensano...
Altro elemento negativo è la falsità dei prezzi: non li fa più il mondo del lavoro ma il mondo della finanza. La vita economica è falsificata in quanto il capitalismo bada esclusivamente alla finanza. Sul piano politico Fourier denuncia come il potere sia al servizio deglispeculatori e le decisioni vengano imposte sulla pelle dei cittadini. Questo il pensiero di Fourier osservando il suo tempo: siamo sicuri, ancora una volta, di esserne usciti? E vediamo le strutture fondamentali delle utopiche comunità concepite da Fourier.
Per Fourier la società si deve strutturare per singole attività produttive (le falangi), chi lavora nella comunità di produzione (la falange appunto) vive nel falansterio; tutte le 1800 persone che costituiscono la falange devono continuamente cambiare occupazione per evitare l'alienazione; sono previste anche libertà e comunità sessuale tra i membri della falange.
La famiglia monogamica viene superata e i bambini vengono allevati dall'intera comunità: ritengo altissimo e non realizzato questo obiettivo. Che tutti gli adulti sentano la responsabilità educativa, che i figli siano figli della collettività, della comunità, chiamatela come volete; di tutti, comunque. Uomini e donne possono legittimamente avere più di un partner (non ghignate, per favore...).
Il falansterio permette di superare l'individualismo in quanto i suoi componenti sono tutti uguali e se progrediscono progredisce tutto il falansterio.
La politica viene riassorbita dall'organizzazione del lavoro. L'organizzazione complessiva del falansterio porterà al mondo dell'armonia: una società felice di uomini liberi e uguali.
Tutto ciò non avverrà con metodi rivoluzionari ma per imitazione del modello proposto.
Utopia, senz'altro. Ma che cosa può muovere gli animi, se non l'utopia? Qual è il nostro pensiero, come immaginiamo un mondo migliore? Allora, ditemi, un altro mondo è possibile oppure non lo è?

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