La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

domenica 23 gennaio 2011

Una rosa per le donne, specialmente se fanno bene i magistrati

Tacere sulle vicende che stanno emergendo in questi giorni, mi riferisco all'inchiesta sulle feste di Berlusconi e soci (di che livello: Emilio Fede, Lele Mora, Nicole Minetti...), sarebbe, da parte di un maschio, un segno di indifferenza brutale e ambigua.
Non si può essere ambigui, non si può essere indifferenti in questa vicenda, soprattutto se si è maschi. E' una questione di responsabilità, di come si intenda il rapporto col corpo femminile.
Il quadro che emerge è grottesco, perverso e violento. Non mi si dica che le ragazze sapevano a che cosa sarebbero andate incontro, non mi si dica che a volte persino i familiari le incoraggiavano. La vicenda è un horror tra i più crudi. Dimostra quella devastazione culturale che denunciavo nel post su Gramsci.
Il miraggio del passaggio televisivo, i soldi facili, il sentirsi baciati dalla fortuna invece che dall'orrore per quelle ragazze anche minorenni, è il sintomo più chiaro di quella devastazione. Quelle cene dell'assurdo, che ci vuole del fegato a chiamare "feste", ricordano le orge obbligatorie di Salò, ultimo film di Pasolini. In quel film, che costruisce un inferno di sesso e violenza, ispirato a una lettura allucinata e allucinante delle Cento giornate di Sodoma di De Sade, ambientato a Salò ai tempi della repubblica sociale fascista, in una villa dove il regolamento è imposto da quattro figure che incarnano i vari poteri, Pasolini compiva la sua denuncia definitiva del consumismo, che ci obbliga a mangiare merda e a rapporti sessuali completamente privi di emozione e di carica liberatoria proprio perché obbligatori, decisi da altri (mentre chi si avvicina liberamente a un altro viene ucciso, perché si ribella alle regole).
Ecco, a me quelle orge nelle ville di Berlusconi ricordano quel film lì di Pasolini. Le regole le detta lui, l'imperatore, che incarna tutti i poteri. I rapporti sessuali li decide lui, dopo avere imposto travestimenti grotteschi (infermiere, poliziotte, rigorosamente a seno nudo attorno a un palo della lap dance: ma che film porno guarda Berlusconi?). Corpi da macellare, manca solo il sangue, ma la violenza non è solo sangue: è anche la violenza del denaro, dell'acquistare un corpo come se fosse una merce, con la promessa di una fama tanto effimera quanto desiderata, grazie al lavaggio dei cervelli costruito con determinazione quasi scientifica a partire dagli anni' 80. Le donne per Berlusconi sono oggetti di divertimento, a sua disposizione, da consumare, da manipolare, sedurre e persino incoronare e coprire di doni; merce di scambio i loro corpi, per offrire occcasioni di carriera in cambio di favori sessuali.
E quei genitori consenzienti mi disgustano come l'imperatore, né più, né meno. Le ragazze, no. Le vedo come vittime del minotauro, come inconsapevoli giocattoli del potere, come bambole che hanno già perso l'innocenza che non ritroveranno più, perché certe cose ti cambiano per sempre, credo. Come sono state educate e da chi, queste ragazze? Di che cosa si sono nutrite, se non di merda mediatica e spettacolare, negli anni scorsi? Perché abbiamo permesso tutto questo?
E allora, dopo aver descritto questo incubo sadomaso e questa scena di fine impero, attribuisco la mia rosa a tutte le donne che sanno dire no alla macelleria dei corpi, a tutte coloro che lì non ci andrebbero mai, a tutte coloro che aspirano al lavoro migliorativo dell'essere umano in senso gramsciano e non al soldo facile.
A tutte le donne che hanno avuto un sussulto di dignità, che hanno contributo a dare delle donne un'immagine diversa; in particolare il mio pensiero va alle testimoni, alle donne normali che non sono state nella disponibilità dell'imperatore e hanno scelto di denunciare la vicenda. La mia rosa va inparticolare a due donne che di lavoro fanno, benissimo, il magistrato: la Boccassini, della Procura di Milano, e la Fiorillo, del Tribunale dei minori di Milano. Decise a non mollare sui fatti di quella notte del 27 maggio 2010, in cui Ruby vebiva spacciata per parente di Mubarak, presidente egiziano, hanno costruito un'inchiesta dettagliata, con riscontri e testimonianze incrociate, con intercettazioni e tracciature delle presenze dei telefoni cellulari nelle ville dell'imperatore.
 E il re, anzi, l'imperatore, è nudo più che mai.
Quest'inchiesta è un'operazione di pulizia, è un'operazione di giustizia e diviene simbolo di riscatto culturale, non solo femminile.
La rosa va anche a chi è ancora capace di indignarsi.

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