La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

venerdì 22 marzo 2013

Pietro Mennea

Pietruzzo, un mito della mia adolescenza, nato nove anni prima di me.
Un carattere vulcanico, una forza della natura e, soprattutto, una forza di volontà impressionante.
Ricordo alcuni aneddoti.
Le sue sfide da ragazzo nelle strade di Barletta contro una Porsche e contro un'Alfa 1750, che batteva sullo scatto nei 50 metri, prima di essere notato da un allenatore.
Una visita, agli inizi degli anni 80, di una delegazione di velocisti americani, a una sua seduta di allenamento, in cui si sottoponeva, sotto l'occhio attento di Carlo Vittori, nemico numero uno del doping in atletica, a esercizi di potenziamento in corsa. Ore e ore di allenamento con pesi di varia entità legati in cintura, con una meticolosità e una pazienza e una fatica finale tali che uno degli atleti americani pare abbia pronunciato come commento le seguenti parole: "But he's completely mad!". Tutti, allenatori e atleti della delegazione, rimasero comunque tramortiti e strabiliati da quel tipo di allenamento. Mi è sempre venuta in mente, a questo proposito, una scena del film Rocky, in cui Stallone/Rocky si allena colpendo, al posto dei sacchi di sabbia, dei quarti di bue e l'allenatore del campione che deve raccogliere la sfida di Rocky rimane impressionato. Secondo me gli atleti americani avevano quella faccia lì, dopo l'allenamento di Pietruzzo.
Una cosa che non ho mai capito è perché, a un certo punto della sua carriera post-sportiva, sia approdato nell'organizzazione politica più lontana dalla sua concezione della vita, Forza Italia, con la quale si è candidato a sindaco di Barletta nel 2002. Fu sconfitto al primo turno.
Ma a me piace ricordarlo con l'indice rivolto verso l'alto, quel piccolo gesto di sfida e di orgoglio col quale festeggiava le sue vittorie. Continua a correre nei verdi pascoli, Pietruzzo.

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