La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

domenica 5 giugno 2011

Una rosa per il noir (e per Micromega)

Nel maggio del 1986 nasceva la rivista Micromega. Dunque all'inizio della settimana che si sta concudendo, Micromega ha compiuto 25 anni.
"Bisogna ridicolizzare i fautori o diffusori di romanzi gialli, talora giallissimi, parto di fantasie malate, bisognose di energiche cure". Firmato: Benito Mussolini
Micromega con ben diverse parole, opposte nel senso a quelle del dittatore fascista, sceglie di celebrare i 25 anni con un numero monografico dedicato al giallo e al noir, dal titolo eloquente: crimini d'establishment. (Così, con la "C" minuscola).
"Un numero dedicato ai crimini d'establishment è il più adeguato all'attuale situazione, dove la realtà di regime riesce ogni giorno a superare la più fertile immaginazione. Speriamo in lettori sempre più esigenti, che magari vogliano arricchire l'impegno della testata e del sito web attraverso la nascita di un club". Questo l'auspicio di Paolo Flores d'Arcais, nella presentazione del numero speciale.
Il numero prosegue poi con un saggio di Guido Caldiron, giornalista di Liberazione, dal titolo Il giallo e l'impegno, da Dashiell Hammett a Stieg Larsson. Dopo di che, via libera alla sezione "Finzione e realtà", che comprende vari racconti, più o meno lunghi, che narrano la realtà in forma di giallo o di noir. Che non sono la stessa cosa. Nel giallo c'è un poliziotto o un investigatore che indaga, c'è un reato commesso e un a pista da seguire nelle indagini. Le vicende sono narrate in terza persona dal "narratore onnisciente"o in prima dal detective. Nel noir, la vicenda è torbida e il protagonista è spesso il delinquente stesso, che a volte narra la vicenda in prima persona; il noir, dunque, ti fa entrare nell'anima nera e nella psicologia del malfattore.
Secondo Massimo Carlotto, uno degli autori presenti nella rivista e fra i protagonisti del "noir mediterraneo", il noir stesso può essere letteratura della crisi o letteratura del conflitto.
Letteratura della crisi: raccontare le trasformazioni criminali prodotte dalla globalizzazione dell'economia, i nuovi mercati illegali, il ruolo strategico della politica nei meccanismi criminali.
 Aspetto importante, sostiene Carlotto nei suoi pubblici interventi, che ha colmato il vuoto lasciato dalla scomparsa, o quasi, del giornalismo investigativo. Romanzi veri, che raccontano l'attualità con la forza dell'inchiesta, non inchieste travestite da romanzo. La criminalità si è infiltrata in ogni aspetto della società, questo ci dicono, con dovizia di particolari, i noir della crisi.
Letteratura del conflitto: il noir può farsi portavoce di un altro aspetto, la convinzione che un altro mondo è possibile. E per farlo deve passare attraverso il conflitto. Per esempio certi noir francesi raccontano non solo poliziotti violenti e corrotti, ma anche la rivolta delle banlieus che un controllo sociale marcio provoca. I temi divengono alora il conflitto razziale, economico, culturale, generazionale; il conflitto, appunto.
E oggi il poliziesco classico non può più spiegare nulla del reale, anche perché si è quasi sempre limitato a spiegare chi, come e quando, senza soffermarsi sui perché.
Il perché ce lo spiega il noir. Il noir d'inchiesta, che sia della crisi o del conflitto, è anticipatore della realtà, poiché nasce proprio dal tentativo di rispondere alla quarta domanda del giallo classico lasciata senza risposta: perché? Capire il male, capire come si propaga nella società, capirne i meccanismi e le motivazioni. Spiegare la crisi. E poi dovrebbe seguire la redenzione, spiega Carlotto. Che non è possibile senza conflitto. Con il potere, con la criminalità, con il lettore stesso.
Auguri a Micromega e una rosa per il noir della crisi e del conflitto.

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