La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

mercoledì 15 dicembre 2010

Un progetto sull'Emilia

Oreste Braghieri, uno dei miei maestri di teatro e amico di quelli che non si dimenticano, sta lavorando a Montecchio su un progetto molto interessante, nel laboratorio annuale che tiene presso la Casa del teatro. E' un progetto sull'Emilia, sulla terra emiliana che c'era e che non c'è più, sulle sue ferite e sui suoi guasti, ma è anche una fiaba, perché la fiaba era la dimensione onirico-narrativa della civiltà contadina. Scriveva Calvino nell'introduzione alla sua raccolta di Fiabe italiane: "Io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna".
Ma non solo. Io ritengo che dentro alle fiabe, così come dentro tante altre narrazioni, o dentro il teatro, ci sia una verità artistica.
L'idea di teatro di Oreste Braghieri è un'idea di teatro povero, di teatro che si fa e si costruisce come relazione, come piacere dello stare insieme. Se non c'è soprattutto questo piacere non c'è il teatro.
Ho partecipato per 4 anni consecutivi ai laboratori di Oreste, seguendone in tutto sette, come attore e in parte come scrittore della traccia drammaturgica.
Quest'anno ho scelto, dopo varie incertezze, di non partecipare come attore; ho maturato una scarsa attrazione per il palco. Ma non ho repulsione alcuna per il tipo di relazione che il teatro di Oreste, che il miglior teatro sa costruire. Quindi ho scelto di partecipare con delle fotografie dell'Emilia ferita, che nasconde sotto gli sfregi una  bellezza ancora struggente. Qui sotto propongo una prima scelta di immagini, ne seguiranno altre, che andranno a costruire alcuni scenari dello spettacolo, che si svolgerà all'aperto in più tempi. Sarò più preciso prossimamente, via via che il progetto si precisa e si concretizza.








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