La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

domenica 8 gennaio 2012

A Milano, tre mostre e tre lavoratori sulla Torre

Oggi ho trascorso la giornata a Milano. Ma, visto l'orario in cui pubblico il post, è già diventato ieri.
Sono andato a vedere tre mostre: l'Arte Povera alla Triennale, nel parco Sempione; le fotografie di Leonard Freed ("Io amo l'Italia") alla fondazione Stelline, nei pressi di S. Maria delle Grazie; le fotografie di Robert Mapplethorpe al Forma (zona Porta Ticinese).
La mostra dedicata all'arte povera fa parte di una rete di esposizioni in diversi spazi italiani di arte moderna: a Torino, a Bologna, a Napoli, a Roma e, appunto, a Milano.
Un'operazione culturale che fa di questo autunno/inverno una stagione di riscoperta dell'arte povera, movimento artistico e culturale che ha riscosso negli anni '60 e '70 l'interesse internazionale.
Belle le installazioni presenti a Milano, una delle esposizioni più importanti, se non la più importante, del circuito, per quantità e qualità delle opere presenti.
 Mi hanno colpito in particolare alcuni lavori, che provo a raccontare.
Verso oltremare di Giovanni Anselmo (1984): una grande pietra di Luserna a forma di vela, un cavo agganciato al muro che la sostiene, un quadrato blu scuro che incornicia allo sguardo il vertice alto della pietra. Emozionante.
Iconografie (Bacinelle) (1980) di Luciano Fabro. La sua idea è davvero notevole per semplicità ed efficacia, realizzando al massimo livello i dettami dell'arte povera: qualcosa che tutti potrebbero realizzare dal punto di vista tecnico, ma solo l'artista ha l'idea di realizzare l'opera. Le sue bacinelle sono pezzi di vetro immersi in bacinelle ripiene di acqua distillata. Sui pezzi di vetro ci sono incisi dei nomi: Socrate, Archimede, Giovanni Battista, Lavoisier, Pasolini.
 E l'artista dice nella didascalia che vuole rendere omaggio a quegli intellettuali che hanno pagato col corpo violentato e ucciso la loro indipendenza, la loro libertà di pensieo rispetto al pensiero dominante.
E come è successo al Battista, qualcuno ha chiesto su un vassoio la loro testa. Il vassoio qui diviene bacinella e il vetro e l'acqua sono frammenti della loro limpida esistenza. I loro nomi scritti come graffiti sui vetri.
Infine, segnalo L'albero porta di Giuseppe Penone (1993), un tronco di sequoia scavato, nel quale è stato inserito un tronco di abete lavorato.
Si tratta di lavori più recenti rispetto alla nascita dell'arte povera, segno però che la vitalità è ancora intatta. Nata come ribellione al consumismo, ha in Pasolini uno degli intellettuali di riferimento.
La crisi dei consumi attuale, dovuta non a un cambiamento culturale, ma semplicemente alla crisi economica, può dare impulso per ulteriori riflessioni e realizzazioni artistiche che utilizzino materiali naturali lavorati al minimo. La mostra è aperta fino al 29 gennaio.
La mostra di Leonard Freed alle Stelline espone fotografie in b/n scattate dagli anni '50 al 2000. L'amore per l'Italia non è mai scomparso in Freed, che nelle sue foto cercava più l'emozione e il senso dell'esistenza che il realismo e la documentazione epocale.
 Così le differenze fra il 1956, primo viaggio italiano di Freed, e il 2000, ultimo viaggio a Roma, non mostrano particolari che ci fanno riconoscere l'epoca diversa.
Le immagini sono bellissime, alcune sono composizioni veramente originali e rendono uno sguardo sul mondo molto atttento a cogliere l'attimo irripetibile, l'emozione forte o sottile, sotto pelle.
Giochi di forme, di luci e di ombre, di contrasti assorbiti in un equilibrio elegante e un po' visionario, mai estetizzante. La mostra è aperta fino al 22 gennaio, ospita 100 fotografie, di cui almeno 30 davvero straordinarie. 
Milano, 1992

Senz'altro estetizzante, invece, il lavoro di Robert Mapplethorpe, visibile al Forma.
Fotografo di corpi, di cazzi (una delle foto più divertenti si intitola, appunto, Cazzo e Pistola e sopra a un pene c'è una magnum), di fiori (in particolare di calle) e di Patti Smith.
Patti Smith fu proprio una delle sue prime modelle. Il modello estetico di Mapplethorpe era ambiguo, con femmine affascinanti ma con una parte maschile molto sviluppata e con maschi dai corpi scolpiti, ma esposti e resi esteticamente come quelli delle modelle femminili.
A Mapplethorpe interessava la forma, con la quale giocava, costruendo immagini dalla luce perfetta e dalle geometrie precise al millimetro.
Alcune immagini sono veramente geniali nella composizione e talmente perfette da suscitare anche qualche emozione, oltre all'ammirazione tecnica e stilistica.
Ma per lo più, le sue sono foto fredde, tendenzialmente classicheggianti nella scultura dei corpi e nelle proporzioni.
Sua la copertina del primo disco di Patti Smith, Horses, in cui le sue regole estetiche sono ben connotate e decodificabili. La mostra è aperta fino al 9 aprile e comprende circa 180 scatti.

In Stazione Centrale, intanto, prosegue la clamorosa protesta dei lavoratori del servizio notturno soppresso da Trenitalia e Fs. Tre dipendenti di Wagons Lits, vivono da quasi un mese sulla torre faro della Stazione centrale di Milano, per protestare contro i 539 licenziamenti previsti dalla soppressione del servizio.





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