La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

martedì 21 dicembre 2010

Thomas Sankara






Il mio vizio della memoria colpisce ancora.
Oggi sarebbe il compleanno di Thomas Sankara, nato il 21 dicembre 1949.

« Per l'imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità. » 
Questa frase è sua e sarebbe molto adatta anche ai nostri governanti, in riferimento all'ennesima vicenda insabbiata per fare un favore ai nostri colonizzatori culturali, vale a dire gli Stati Uniti.
 

Mi riferisco alla vicenda Calipari, rispetto alla quale scopriamo su Wikileaks che l'atteggiamento degli allora governanti, che sono poi gli stessi di oggi, è stato di assoluta sudditanza nei confronti dell'amico (del nostro premier da vomito) George W Bush.
Magari approfondiremo domani la questione, oggi voglio tornare a Sankara, ma ci tenevo a ricordare come il colonialismo sia sempre principalmente culturale...
Thomas Sankara è stato un leader molto carismatico, per tutta l'Africa Occidentale sub-sahariana. Cambiò il nome del suo paese da  Alto Volta a Burkina Faso, di cui è stato il primo Presidente, e si impegnò molto in favore di riforme radicali per eliminare la povertà. Questi elementi combinati tra loro hanno contribuito a farlo considerare e soprannominare come il "Che Guevara africano".
Cresciuto in una famiglia cattolica, nella quale  fu incoraggiato a prendere i voti sacerdotali, abbracciò convinzioni marxiste.
Affiancò la carriera militare a quella di chitarrista in un gruppo musicale di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. A un certo punto, formò insieme ad altri giovani ufficiali una organizzazione segreta chiamata Regroupement des Officiers Communistes (ROC), cioè Gruppo degli Ufficiali Comunisti.
Sankara divenne Segretario di Stato nel 1981, ma dopo un anno rassegnò le dimissioni.
Dopo un colpo di stato nel novembre 1982, che portò al potere Jean Baptiste Ouedrago, Sankara divenne Primo Ministro. Venne però presto destituito dal suo incarico e messo agli arresti domiciliari.
L'arresto di Sankara e di altri suoi compagni causò una rivolta popolare, che sfociò in una e vera e propria rivoluzione guidata da egli stesso nel 1983 e divenne presidente dell'Alto Volta, il cui nome fu cambiato, appunto, in Burkina Faso. L'obiettivo di Sankara era la cancellazione del debito internazionale: cancellazione ottenibile soltanto se richiesta all'unìsono da tutte le nazioni africane. Non ebbe successo. Gli riuscì invece l'obiettivo di dare due pasti e 10 litri di acqua al giorno a ciascun abitante. Alla sua morte il Burkina Faso ripiombò nel dramma della povertà.
Sankara venne ucciso il 15 ottobre 1987, insieme a dodici ufficiali, in un altro colpo di stato, organizzato da un suo ex compagno d'armi (e poi suo braccio destro), divenuto poi a sua volta presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré. Il complotto fu organizzato per consentire a Paesi fortemente industrializzati di poter continuare ad attingere, a costo bassissimo, alle risorse naturali del Burkina Faso e poter essere così altamente competitive sul Mercato Internazionale, cosa alla quale, proprio contro il colonialismo culturale, si era tenacemente opposto Sankara.


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