La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

domenica 19 dicembre 2010

Una rosa per la Bolivia

Gli accordi di Cancun sul clima sono stati salutati come una vittoria delle ragioni  di chi da anni parla di cambiamento climatico dovuto all'azione antropica; all'inizio chi si azzardava a collegare disastri ambientali all'azione umana sul pianeta, veniva in effetti deriso e giudicato come un ecoterrorista.
Quindi, in un certo senso si tratta di una vittoria culturale: ora quasi tutti i 191 paesi firmatari della Convenzione dell'Onu sul clima riconoscono la correlazione fra azione umana e cambiamento climatico.
Ma in realtà si tratta di un risultato ancora debole.: resta da definire un nuovo trattato dopo quello di Kyoto, ormai obsoleto, il globo continua a scaldarsi e in base agli accordi di Cancun la temperatura globale crescerà di altri 4° C.
Dicevo prima QUASI tutti i paesi: infatti, uno solo si è opposto alla ratifica dell'accordo, la Bolivia.
Così la delegazione della Bolivia definisce l'accordo raggiunto al vertice sul clima: "Una vittoria vuota e falsa che è stata imposta senza consenso". E ancora: "E' facile per gente che sta nell'aria condizionata continuare politiche che distruggono la Madre Terra. Dovrebbero mettersi al posto degli abitanti della Bolivia, che ha avuto quest'anno quattro stagioni: prima le inondazioni, poi la siccità, le gelate e infine gli incendi. Le nazioni ricche non hanno idea di che cosa significhi essere vittime del cambiamento climatico e non hanno offerto nulla di nuovo sul taglio delle emissioni; le nazioni in via di sviluppo hanno rinunciato alle loro ambizioni. La Bolivia è abitata in maggioranza da popolazioni indigene originarie che vivono nel campo, nella selva, nelle montagne e tutto ciò ci sta danneggiando terribilmente. Per noi la flora e la fauna silvestre e la conservazione della Madre Terra hanno un'enorme importanza perché viviamo e conviviamo con lei: se non la proteggiamo noi, chi lo farà?" Parole sagge che solo un indio come il ministro boliviano dell'agricoltura, Nemesia Achacollo Tola,  può pronunciare. Perché la terra per gli indio è Madre Terra.
Mentre da noi, se uno si azzarda a scrivere Madre Terra con le maiuscole viene scambiato per un vanesio new age.
Io credo che le ultime popolazioni indigene rimaste abbiano molto da insegnarci, invece, nel campo dell'ecologia e dell'uso delle risorse naturali.
Ascoltiamoli, gli indios.
Per questo, la rosa della settimana va senz'altro alla Bolivia e ai suoi indios.
mattia

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