La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

lunedì 25 aprile 2011

Prospero

Ieri ho concluso la lettura di Prospero, romanzo di Gianluca Di Dio, pubblicato da Italic Pequod nel 2010. Una voce narrante racconta una storia del recente passato, della durata di circa due anni, dal 1970 al 1972. Anni caldi. Spezzoni delle vicende di quegli anni sono narrati da altre voci, oltre a quella narrante principale, che solo alla fine del romanzo si capirà chi è. Qui non lo rivelo, ma dico che quel punto di vista, quella prospettiva della storia, la rende ancor più commovente di quanto già sia per conto suo. La rafforza, in qualche modo. E'la storia di un operaio, che subisce un'ingiustizia che lo tormenta e lo ossessiona. In qualche modo quella vicenda viene messa all'origine del terrorismo che proprio in quegli anni vedeva la nascita. L'ingiustizia. Sembra un richiamo all'invocazione ai figli di Che Guevara: “Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario”. Sicuramente nella testa di Prospero c'è quell'afflato rivoluzionario, ma innestato su una vicenda assolutamente privata; però è una vicenda simbolo dell'ingiustizia, della diversità di fronte alla legge: è per questo che Prospero, in fondo, se ne fa carico. Ed è un'ingiustizia di Stato, che viene avallata dallo Stato, nonostante questori della polizia onesti e Presidenti della Repubblica comprensivi e Ministri degli Interni poco propensi all'uso della forza per schiacciare i deboli. Lo Stato che ne esce, nonostante alcune figure positive, è comunque un sistema di potere, in cui i poteri non sono separati, in cui tutti cercano di controllare tutto e si ricattano a vicenda. In cui i forti rimangono più forti e si divertono a schiacciare i deboli. Uno Stato in cui i più deboli non sono tutelati è uno Stato degenerato, che non assolve al suo compito. Uno Stato che tutela i forti e li mette al di sopra della legge è ancora peggiore. E' con quest'ultimo che abbiamo a che fare oggi.

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