La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

lunedì 31 gennaio 2011

Vista, visioni

Prosegue il laboratorio di teatroterapia.
La vista è il senso che ci permette di percepire gli stimoli luminosi e, quindi, la forma, il colore, la dimensione e la posizione degli oggetti. L'occhio attento percepisce dunque questi aspetti.
Poi si tratta di vedere e capire, di vedere per capire. Saper osservare e guardare non è cosa semplice: le immagini che ci bombardano impongono punti di vista, modelli estetici, conoscenza tramite stereotipi.
Ripulirsi da ciò è uno degli obiettivi del teatro che cura.
Guardarsi negli occhi, a fondo, intensamente per alcuni secondi, è sufficiente per cambiare il modo di guardare.
Diverso è guardare ed essere guardati, anche se lo sguardo si ricambia.
Diventare specchio degli altri è vista ma è anche ascolto, prendersi cura.
Percepire il cambiamento negli oggetti e nelle loro posizioni.
Guardare il mondo da strani, anomali punti di vista, esercizio di sguardo e di esplorazione fisica.
E quale impulso ci può dare un'immagine, come si scrive nel nostro corpo?
Tutto è falso: sovrapposizione e scambio fra realtà e finzione, profetizzata da Debord ne La società dello spettacolo (1967) e tremendamente attuale.
La capacità visionaria alcolica di Amico fragile: De André sapeva vedere, così come sapeva vedere Ginsberg nel suo Urlo.
Dalle immagini al corpo, c'è un cambiamento anche nell'autopercezione; il corpo nuovo diventa poi nuova immagine di gruppo, come la fotografia di una compagnia un po' folle e un po' sognante.
Grazie a tutti e buona settimana

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