La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

venerdì 13 maggio 2011

Bruce Charles Chatwin

Bruce Charles Chatwin nasce a Sheffield il 13 maggio del 1940. Nel 1958 iniziò a lavorare per la prestigiosa casa d'aste londinese Sotheby's. Grazie alla sua brillantezza e sensibilità in materia di percezione visiva, ne divenne presto l'esperto di impressionismo. All'età di ventisei anni abbandonò il suo lavoro per paura di perdere la vista a causa di tanta arte e di tanta bellezza. Sindrome di Stendhal?
La sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze, perché lì si è verificata più volte, è il nome di una malattia psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione mentale e anche allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza, specialmente se sono compresse in spazi limitati. Allucinazioni, percezione visiva alterata.
La malattia, piuttosto rara, colpisce principalmente persone molto sensibili e fa parte dei cosiddetti malanni del viaggiatore. Ma Chatwin doveva ancora diventarlo.
La sua divenne comunque una sorta di fobia. Un oculista lo rassicurò: non c'era niente che non andasse nei suoi occhi, tuttavia gli consigliò di smettere di osservare i quadri così da vicino e di rivolgere piuttosto lo sguardo verso «l'orizzonte». Chatwin lo prese talmente alla lettera che incominciò a viaggiare per il mondo, l'orizzonte consigliato dall'oculista si spostava sempre più in là. Mqanifestò da subito un interesse particolare per il fenomeno globale del nomadismo, come distacco dalla proprietà privata. S'innamorò della Patagonia, sulla quale scrisse degli strepitosi racconti di viaggio. Il libro che ne ricavò, In Patagonia, del 1977, è divenuto un cult book. Un altro libro importante è Le vie dei Canti, del 1987, un romanzo, stavolta, ispirato al viaggio realizzato nelle terre australiane degli aborigeni.
In quegli anni, si ammalò di Aids. Tenne nascosta la sua malattia, facendo credere che i sintomi fossero dovuti a un'infezione provocata da un fungo della pelle o dal morso di un pipistrello cinese. Si trasferì con la moglie nel sud della Francia, dove morì (a Nizza) nel 1989, a 48 anni. L'ultimo periodo della sua vita, dopo tutti quei viaggi, lo passò su una sedia a rotelle. Delle volte, il destino.

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