La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

giovedì 10 marzo 2011

No impact man

Ieri sono andato al cinema e ho visto un film, il documentario No impact man, di Laura Gabbert e Justin Schein.
Il film racconta dell'esperimento realizzato da Colin Beavan, con la moglie e la figlia, a New York. L'esperimento è consistito nel vivere un anno a minor impatto ambientale possibile; in termini ecologici scientifici, significa ridurre il più possibile l'impronta ecologica, cioè la traccia legata allo stile di vita e al consumo delle risorse che ciascuno di noi lascia sul pianeta.
Quali sono le scelte che Colin fa per ottenere il minor impatto ambientale possibile? Innanzitutto, i primi cambiamenti introdotti hanno riguardato l'alimentazione. Aboliti i cibi ottenuti da produzioni al di fuori di un raggio di 400 km da New York. Quindi niente caffè, perché è un prodotto tropicale, niente cibi confezionati per ridurre i rifiuti il più possibile, niente carne perché il consumo di suolo per ottenere carne è molto elevato rispetto a quello necessario per produrre vegetali. Prodotti acquistati solo al mercato, freschi e sfusi. Poi abolizione immediata dell'utilizzo di mezzi di trasporto urbano diversi dalla bicicletta e dalla gambe per camminare. Niente ascensore 8e la famiglia abita al nono piano), niente oggetti monouso, compresi i pannolini per la bambina di circa due anni. Questo significa modificare radicalmente il proprio stile di vita. Poi l'orto direttamente coltivato (sì, a New York!) per immergersi nei tempi e nei ritmi della natura, dimenticati nella vita urbana. Niente nuovi acquisti di vestiti per un anno. Niente tv.
E fino a questo punto direi che non c'è molto di diverso da quello che faccio io, dallo stile di vita che conduco io.
Al sesto mese l'esperimento si radicalizza perché Colin decide di fare a meno anche dell'energia elettrica, quindi niente frigorifero e illuminazione artificiale.
Alla fine dell'anno di prova, Colin e la moglie decidono comunque che non torneranno indietro, ma manterranno molte delle scelte come definitive. Riattaccano la luce elettrica, ma scalderanno l'acqua con un pannello solare. In quell'anno cambia anche il rapporto fra di loro. I registi seguono i due da vicino, con molta umanità e molta verità, senza idealizzarli, senza farne degli eroi. Confesso che ci sono stati momenti in cui mi sono commosso. Soprattutto quando Colin era in crisi, affaticato dall'esperimento, mentre la moglie si era via via avvicinata a lui, partita da una distanza molto elevata. O quando Colin dialoga coi contadini che allevano bestiame da latte nei dintorni di New York. Colin conclude con saggezza dicendo che l'impatto complessivo sul pianeta di ciascuno di noi va misurato anche dal punto di vista etico: ognuno può tracciare un bilancio della sua presenza in termini di che cosa abbiamo dato come contributo alla bellezza della vita sulla terra e che cosa abbiamo rapinato o distrutto. Il bilancio dell'anno condotto "no impact" è positivo: miglioramento della salute, conquista di rapporti più genuini e tempo da dedicarsi reciprocamente più elevato.
Certo il film si risolve anche in una critica feroce al consumismo e mi fa ripensare alle parole di Pasolini, che considerava il consumismo una forma di fascismo molto più feroce e distruttivo di quello storico. Anche da No impact man viene un messaggio molto chiaro: non è possibile staccarsi completamente dalla terra ed essere sani e felici. C'è bisogno di pensiero sulle alternative a un modo di vivere dispendioso e distruttivo, incapace di immaginare il futuro. E c'è bisogno di ripensare il legame con la terra e con l'uso dissennato che si sta facendo del suolo, la meno riproducibile delle risorse.
L'esperimento di Colin Beavan è diventato anche un libro, una specie di diario dell'esperienza (Colin Beavan è uno scrittore).
http://www.lafeltrinelli.it/products/9788860522825/Un_anno_a_impatto_zero/Colin_Beavan.html

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