La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

lunedì 4 luglio 2011

Una rosa per i No Tav

Quando chi intende manifestare in modo netto la propria protesta si muove e i movimenti divengono una massa con un peso critico (erano in 50 000 in val di Susa, ieri), succedono fatti violenti e le persone rischiano la vita, per infiltrazioni dei cosiddetti Black block. Allora, i casi sono due: o 'stistronzi si infilano ovunque possano confondersi nella massa per fare danni e divertirsi così, senza essere identificati e riconosciuti, oppure qulcun altro si è inventato i Black block, lasciandoli sfogare senza colpo ferire contro di loro, per giustificare le repressioni violente. Era successo a Genova nel 2001, è successo in val di Susa, 10 anni dopo circa. I numeri sono impressionanti: si parla di circa duecento rappresentanti delle forze dell'ordine feriti e di almeno altrettanti manifestanti picchiati a sangue, anche fra coloro che manifestavano pacificamente. Numeri da guerriglia, numeri ingiustificabili. Ma vogliamo catturarli questi Black block oppure no? Li lasciamo impazzare ovunque e pestiamo qualcun altro, senz'altro meno pericoloso?
Altri  numeri, quelli contabili del costo dell'opera e della quantità di merci per cui essa è stata concepita.
Il finanziamento dell'Unione Europea che si verrebbe a perdere rinunciando all'opera ammonta a "soli" 680 milioni circa di euro. Infatti, il costo dell'opera è di 16-20 miliardi di euro. Mezza finanziaria.
L'opera è stata concepita e progettata negli anni '90, in un contesto socio-economico totalmente diverso da quello attuale. Si ipotizzò allora, sulla base di previsioni di crescita dei flussi di traffico delle merci fuori misura. Si pensò a un ipotetico raddoppio dei circa dieci milioni di tonnellate transitate nel 1997 sulla linea ferroviaria Torino-Modane (la cosiddetta linea storica) entro il 2020, con conseguente saturazione della linea storica stessa. Si sostenne la necessità di garantire il trasporto di 40 milioni di tonnellate con una nuova linea (lattuale progetto contestato dai No Tav). Peccato che oggi sia ben noto che il 1997 è stato il culmine di una tendenza che a partire dall'anno successivo ha visto diminuire costantemente i flussi di merci sulla linea storica. Nel 2000, infatti, il flusso era già sceso a 8,6 milioni di tonnellate; nel 2004 fu di 6,4 milioni; 4,6 milioni nel 2008; 2,4 milioni di tonnellate nel 2009.
Oggi la sola linea storica potrebbe garantire non solo i flussi già indirizzati su treno, ma anche quelli che viaggiano attualmente su gomma, essendo questi pari circa a 10 milioni di tonnellate: cioè sarebbe in grado di assorbire il totale delle merci spostate.  Come mai si è sviluppata questa tendenza? Perché le merci ora viaggiano su un'altra direttrice, quella Genova-porti del Nord Europa, passando dal San Gottardo, su cui ha investito la Svizzera (che, fra l'altro è da tempo orientataa a non concedere il passaggio ai Tir sul territorio elvetico: i camion devono salire sul treno e scendere dal treno in Germania, questo per effetto di un referendum propositivo!). Altri corridoi per il Nord Europa potrebbero essere il Brennero o il Sempione. Fatto sta che il collegamento Genova - Rotterdam è di importanza costantemente in crescita. Pensare che sianole infrastrutture a creare il traffico e non viceversa è un modo obsoleto di pensare le infrastrutture stesse. La Torino Lione dovrebbe condurre poi in Spagna e Portogallo, che però hanno linee a scartamento ridotto, con una serie di problemi enormi. Insomma, la Torino-Lione non è così necessaria...
Quindi, la rosa della settimana va ai No Tav, quelli pacifici, quelli che difendono la valle e la legalità degli appalti, contro le mafie e contro la devastazione paesaggistica e ambientale a cui i governi di questo paese ci hanno abituato da decenni.
Prima o poi verrà l'ora di smetterla. Grazie ai valligiani che senza usare violenza si oppongono a un'opera costosa, inutile e devastante. Un po' come le centrali nucleari.


Foto da me realizzate con inquadratura dall'autostrada del Frejus, in Val di Susa, nell'estate del 2009.

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