La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

mercoledì 29 giugno 2011

La meravigliosa utilità del filo a piombo

Paolo Nori scrive cose interessanti e divertenti, su questo non ci piove, almeno per quanto mi riguarda. Scrive tanto, e buon per lui, lo invidio un po' per questo. Ultimamente gira anche tanto e lo chiamano a parlare un po' di tutto. Ecco, se questi discorsi diventano libri, qui c'è qualcosa di scivoloso, blisgoso, forse scriverebbe Nori, italianizzando il dialetto parmigiano. Considerando che è il terzo libro di discorsi... Ci sono cinque discorsi e una premessa, in questo libro, che s'intitola La meravigliosa utilità del filo a piombo. La premessa, che s'intitola Specchi, parla dello scrivere; è sintetica e bella, anche originale e significativa. Il titolo del libro è bellissimo e si riferisce al contenuto di uno dei discorsi, "Un mondo di esperti", un bel discorso senz'altro. E la parte migliore è forse il ricordo del nonno muratore e gran lettore, nei giorni di pioggia, in cui non poteva lavorare. Imprinting sul nipote Nori Paolo, e la meravigliosa utilità del filo a piombo è in queste pagine. Che abbia poi poco a che fare con l'inaugurazione di un museo di arte moderna a Bologna, che era poi l'occasione del discorso, alla fine poco importa. Anche tutti gli altri discorsi sono molto simpatici e contengono spesso considerazioni non banali. "Tutto tranne che il liscio" è un discorso sul concetto di frontiera, con belle rievocazioni degli anni '60 e '70, e sul cambiamento di Parma, a partire dagli anni '80. "Bua bua" è sulla fantascienza e più che un discorso è un vero e proprio cazzeggio, in cui l'unico contenuto di fantascienza è la citazione di alcune pagine di Fruttero e Lucentini sull'argomento. Diciamo che togliendolo dal libro, questo non perde nulla. "I bicchieri infrangibili" è sulla letteratura della DDR, della quale Nori svela di non sapere assolutamente nulla. Anche questo era proprio necessario? Infine, "Noi e i governi", come discorso è il più significativo. E anche come racconto scritto. Sarebbe stato bello esserci, quando l'ha pronunciato nel Museo Cervi a Campegine, in provincia di Reggio Emilia.
Voglio chiudere con una citazione. A pag. 43 il nostro scrive: "E scrivere, in fondo, secondo me, è un po' questo, è come farsi crescere dentro la pancia una macchina per lo stupore".
Ecco, caro Paolo, tornaci a stupire come sai fare in romanzi bellissimi come A Bologna le bici erano come i cani, Mi compro una gilera, Siam poi gente delicata, ma soprattutto come Noi la farem la vendetta, opera struggente, e Pancetta, il più originale fra tutti nella struttura narrativa. E te ne saremo grati.

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