La schiuma della memoria

Qui si parla innanzitutto di un romanzo, uscito nel novembre del 2010 presso le edizioni Montag di Tolentino.
Il titolo è La schiuma della memoria e l'ho scritto io.
Poi si parla e si scrive di altre cose, di fotografie e di film, di libri letti e di teatro, di teatroterapia e di paesaggio. E di altro ancora. L'intenzione è comunque quella di raccordare la memoria con l'attualità per ritrovare il senso perduto degli eventi e per non dimenticare personaggi che con le loro vite hanno scritto pagine di storia non solo privata, ma anche collettiva. Molti di essi sono i miei riferimenti culturali e di valore. Il romanzo stesso dialoga con questi contenuti, in modo dinamico, in costante evoluzione, perché la memoria non è cristallizzazione ma è senso e significato. Mi piacerebbe che la lettura del blog desse anche il piacere della scoperta e di un punto di vista sul mondo spostato dalla norma, in qualche modo sorprendente. Buona lettura.

domenica 6 marzo 2011

Una rosa per la libertà d'informazione

Due eventi relativi alla libertà d'informazione hanno caratterizzato la settimana appena conclusa.
Primo: l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha segnalato con una lettera indirizzata ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio che "attribuire al Presidente del Consiglio il potere di prorogare o no il divieto di incroci proprietari fra giornali e tv successivamente al 31 marzo 2011, come prevede il cosidddetto decreto Milleproroghe, è inopportuno".
La nota dell'Agcm mette il dito in una piaga tutta italiana e assolutamente anomala nel panorama europeo e dei più avanzati paesi al mondo in materia di libertà d'informazione, come Stati Uniti, Giappone, Australia, Canada. Il maledetto conflitto d'interessi. La nota prosegue infatti sottolineando come "la disciplina di un settore sensibile come quello editoriale richiedeva un atteggiamento di precauzione che evitasse l'attribuzione di ogni potere discrezionale in capo al premier". Inoltre, se la materia non verrà sottratta alle competenze dell'attuale premier, "l'adozione o la mancata adozione dell'atto di proroga, dovranno essere valutati dall'Antitrust per verificare l'incidenza specifica e preferenziale sul patrimonio del presidente del Consiglio e il danno per l'interesse pubblico".
Positivo che l'Autorità sia intervenuta, ma la nota dolente è data dal fatto che i suoi poteri in materia sono molto ridotti: può limitarsi ad aprire un'istruttoria. Forse l'avviso è però sufficiente a ostacolare l'acquisto di quote del Corriere della sera da parte di Mediaset, cosa alla quale punta da tempo Berlusconi. La firma di Berlusconi risulterebbe tecnicamente impossibile anche per la debolissima legge sul conflitto d'interessi, che prevede semplicemente che il premier esca dal Consiglio dei Ministri quando si tratta di provvedimenti che lo riguardano. In questo caso, dovendo firmare l'atto, naturalmente non potrebbe uscire. Insomma, l'ennesimo pasticcio, l'ennesimo sintomo di una democrazia malata di plutocrazia e di continua sovrapposizione fra interesse pubblico e privato, anzi personale (e di perversione sessuale, ma questo è un altro discorso). Fino a quando continueremo a sopportare questo scempio della correttezza oltre che del semplice buon senso?
Secondo: è la settimana in cui si è svolto il congresso di Mediacoop, l'unico editore puro del mercato italiano, associazione che raccoglie 370 cooperative editoriali, giornalistiche, teatrali e librarie (da il manifesto a Radio popolare, da Adista al Salvagente.
Molte di esse lottano quotidianamente e di anno in anno per sopravvivere fra quote modestissime di pubblicità, un certo di lettori e ascoltatori attenti e generosi, la concorrenza spietata dei colossi editoriali e dei rastrellatori del mercato pubblicitario (Mediaset e Rai). L'anomalia, a ben vedere, non è tanto il finanziamento pubblico alle coop, ma il fatto che in Italia la tv assorba da sola il 54% della spesa pubblicitaria complessiva, contro il 28% della carta stampata, mentre negli Usa e in tutta Europa, ad eccezione della Spagna, la quota tv è inferiore al 35%.
Nell'immateriale non tutto può essere riconducibile al mercato e per molti anni le coop editoriali hanno ricevuto un finanziamento statale legato al diritto soggettivo, cancellato dal governo Berlusconi, che ha ridotto i finanziamenti complessivi da 640 a 210 milioni.
Il congresso è stato indetto per discutere di come uscire dalla crisi. Mediacoopo chiede sostanzialmente due cose che io ritengo ragionevoli: 1) la garanzia di finanziamento pubblico ai livelli del 2008 almeno fino al 2013, per dare una tregua alla continua emergenza; 2) che i contributi siano legati ai lavoratori effettivamente assunti in redazione, un tot per ogni giornlaisa e un tot per ogni poligrafico. Naturalmente le coop editoriali devono nel frattempo decidere che cosa vogliono fare. Sarebbe impossibile pensare a soggetti compositi? Per esempio: il manifesto e Radio Popolare non potrebbero fare rete fra loro? Quali innovazioni possono immaginare le coop, quale visione del futuro dell'informazione hanno, superato lo stato di emrgenza? Fatto sta che anche da qui passa la libertà d'informazione, una cosa di cui in Italia c'è tanto bisogno. Basta guardare alcune volte i tg di Raiuno, Raidue e di tutte le reti Mediaset per accorgersene, se si utilizza un pensiero appena critico. Ma qui ricadiamo nella prima questione: il presidente del Consiglio condiziona anche le nomine di quasi tutti i direttori di tg in Italia. E non gli basta, in un crescendo bulimico di potere manipolatorio.
E così le due questioni si saldano.
 Una rosa per la libertà d'informazione, dunque, per la poca che ci rimane.

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